La città che muore è un nome abbastanza evocativo da giustificare, già di per sé, una visita a questo suggestivo borgo. Civita di Bagnoregio, tra Orvieto e Viterbo, è un borghetto medievale condannato all’erosione. Costruita dagli etruschi su un colle di tufo è collegata al resto del mondo da un ponte, rappresentando, un’isola sospesa sul nulla e minata alla base dalla continua erosione di due torrentelli che scorrono nelle valli sottostanti e dall’azione degli agenti atmosferici.
In pratica Civita si sta sgretolando, lentamente ma inesorabilmente.
Capite perché una visita a questo suggestivo borgo, attaccato con ferocia alla sua torre di pietra, sia obbligatoria quanto suggestiva. Se poi c’è pure il sole l’uscita domenicale è servita.
Dopo aver percosso i 300 metri di ponte ho capito sostanzialmente una cosa: nella mia vita urge attività sportiva, di qualsiasi natura essa sia e per non pensarci troppo mi sono seduta a tavola. Il consiglio è quello di prenotare perché, nonostante i ristorantini (tutti caratteristici e molto carini) siano parecchi, durante la bella stagione si riempiono subito (date anche le loro ridotte dimensioni).
Avevamo prenotato Al Forno di Agnese che si è rivelata un’ottima scelta anche se non non troppo economica: mangiare tipico e di qualità, servizio buono e “alla mano”.
Anche l’organizzazione nanesca è andata bene. Sostanzialmente è bastato un termos per il pranzo e una merenda “omogeneizzata” per risolvere tutte le mie paranoie legate al mio se usciamo con Pietro dovremo portarci via mezza casa. Tutte scuse, come al solito.
Naturalmente non poteva mancare la dozzina di selfie ai quali ho costretto i miei compagni di uscita domenicale che, tra l’altro, si sono rivelati risolutori anche per le mie braccia dato che si sono spupazzati il Nano per tutta la giornata.
Un rimedio più che efficace per l’umore e per la schiena.
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