Tipo che ci si innamora del proprio figlio al proprio sguardo, che basta averlo in braccio per capire il senso di tutto, ma anche che basta vederlo per sentirsi realizzate.
ironia
AVVERTENZE: tempo fa scrissi un post dal titolo assai poco evocativo “I nove motivi per cui Lui un giorno mi lascerà” (se lo volete leggere lo trovate qua).
Domani dovrei partire. Dico dovrei perché, dopo l’ultima esperienza di partenza cancellata, ormai ho capito che con un nano per casa, non si può dire di aver avuto la meglio sull’imprevisto, fin quando non si ha poggiato il culo sul sedile dell’auto.
C’è stato quello che sei troppo impegnativa per me;
C’è stato quello che sei l’unica per me. Fino a stasera;
C’è stato quello che ti lascio perché ti amo troppo;
C’è stato quello che ti lascio e basta. Senza nemmeno avvertire;
C’è stato quello che non ti fare strane idee;
C’è stato quello che sto bene con te. Ma non troppo;
C’è stato quello che sto bene con te. Ma c’è un’altra;
C’è stato quello che sto bene con te. Ma c’è un altro (anche se lui ancora non lo sa);
C’è stato quello che siamo troppo amici;
C’è stato quello che sì, però ora dormiamo;
C’è stato quello che quello che sono quando non ci sei è solo una maschera;
C’è stato quello che mi piace di più la tua amica;
C’è stato quello che è stato l’ex della tua amica;
C’è stato quello che il mio passato è ancora presente;
C’è stato quello che sono troppo sensibile;
C’è stato quello che vorrei ma non posso fidarmi di te;
C’è stato quello che tanto lo sai che alla fine torno sempre da te;
C’è stato quello che ti amo. Ma solo il venerdì notte;
C’è stato quello che era amore vero. E allora da me ha preso solo calci in culo.
Buon San Valentino a tutti.
Liberamente ispirato a una storia vera. La mia.
Però devo dire che non tutto è perduto. Un figlio cambia molte abitudini è vero, ma (onestà vuole che io ammetta) ci sono cose che temevo fortemente di perdere è invece sono ancora lì, intatte.
L’ironia innanzitutto. Ho rischiato di perderla. Durante la gravidanza ero talmente depressa che, non solo non riuscivo più ad essere ironica, ma non riuscivo più a cogliere l’ironia negli altri. E senza ironia quello è stato un periodo non proprio facilissimo. Devo ringraziare il blog se ho ritirato fuori quella vena ironica che, proprio tante volte, mi ha salvata.
Il lavoro. Quando sono rimasta incinta mi sono data per spacciata. Non capivo come una ragazza precaria potesse migliorare (o almeno mantenere) la sua condizione dopo essere diventata madre. Ora non voglio dire che la mia condizione sia migliorata ma di sicuro non è peggiorata. Sono rientrata al lavoro relativamente presto e non sempre è facile conciliare tutto. Ma, se è possibile, sono più determinata di prima. E le mie capacità di ottimizzare i tempi sono, per necessità, decisamente migliorate.
La voglia di uscire. Anche in questo caso ho gridato alla catastrofe e anche in questo caso non dico che le cose sono sempre facili. Uscire con un Nano al seguito non è sempre è, anzi non lo è quasi mai, rilassante. Però, quasi sempre, migliora l’umore. Esco meno, a dirla tutta, ma questo dipende anche dal fatto che sto concentrando molte più energie sul lavoro, ma la voglia di farlo non è diminuita. Tutt’altro.
Il cinema. Durante la gravidanza sono andata al cinema almeno una volta alla settimana per far scorta di tutti quei film che nella mie mente malata non avrei mai più visto. E invece al cinema non tornata che Pietro aveva giusto 4 mesi. E una, due volte al mese, grazie alla SantaNonna (ma spudoratamente ho usufruito anche di qualche mia amica), riesco ad andarci. Che ultimamente (quasi) tutti i film che ho scelto di vedere sono stati una totale delusione è assolutamente un’altra storia.
La lucidità e l’obiettività di dire che tutto aveva comunque senso, che era al suo posto anche prima di Pietro. Probabilmente, però, non perfettamente al posto giusto.