In casa del Coinquilino scarseggiano foto di lui da piccolo. In realtà mi ero quasi convinta che l’avessero adottato (anche se i suoi negano energicamente) quando, TAC, ecco comparire la suddetta fotografia di lui poco più che unenne.
somiglianze
C’è un momento esatto della gravidanza di ognuna di noi nel quale parenti, e parenti di parenti, tireranno fuori dagli scaffali gli album di famiglia e inizieranno a molestare chiunque con il gioco delle somiglianze. Gioco che, almeno con i primi mesi, viene giocato confrontando vecchie foto a nuove ecografie. Gioco che col passare del tempo diventerà contagioso e riserverà esiti sorprendenti.
Il bello del gioco delle somiglianze è che tutti possono giocare e tutti, con un improvviso colpo di scena, possono diventarne protagonisti. Perfino la defunta zia Anna, zia di tuo Nonno Aldo che tu non hai mai conosciuto, potrebbe essere ritirata fuori per quelle orecchie così graziose proprio come quelle del piccolo Filippo.
Al gioco delle somiglianze si gioca in due o più giocatori divisi in due squadre. La prima squadra è quella formata, per lo più, da parenti del neonato: dai concorrenti di questa squadra si attingono le somiglianze che possono essere sia fisiche che caratteriali. La seconda squadra, più estesa, è quella degli esaminatori che possono essere parenti ma anche amici o, perché no, dei perfetti sconosciuti e che, passando in rassegna i concorrenti della prima squadra, supportati anche da materiale fotografico dell’infanzia dei suddetti, non fanno altro che trovare le somiglianze tra questi e il protagonista del gioco che resta, ricordiamolo, il neonato.
non è narcisismo ma solo la riprova che mio figlio è uguale a me. Noi no, non giochiamo al gioco delle somiglianze perché non ce n’è bisogno
Un gioco democratico quello delle somiglianze, proprio per tutti che però, spesso, ha dei terribili risvolti maschilisti. Tendenzialmente, infatti, il piccolo somigliante, potete scommetterci, sarà a priori dolce e simpatico come la mamma, ma farà delle gran scoregge proprio come il babbo.
“Amore, guarda che confusione, hai le tue cose sparse ovunque. Se arriva qualcuno chissà cosa pensa“.
Che poi, chi dovrà mai arrivare?
“Sì, sporcate pure, tanto a voi cosa importa, sono io quella che deve pulire“.
Che poi, è sempre il Coinquilino a fare i lavori sporchi.
“Godersi la domenica? Io devo fare la lavatrice. Uffff…uhm…uffffff”
Che poi sbuffo talmente tanto che la lavatrice la farà qualcun altro al posto mio.
E ancora:
“Faccio io, faccio da sola, ché a spiegarti come si fa ci metto più che a farlo da sola”
“Chi fa da sé fa per tre”
“Sono così stanca… ma io mica posso riposare, io sono una mamma”
“Se aspetto che lo fa lui…”
Che poi Lui, solitamente, l’ha già fatto.
E, dulcis in fundo, la madre di tutte le frasi
“Tanto a me nessuno mi capisce”
Oddio, mi sto trasformando in mia madre