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Il club delle pessime madri

Sono finalmente lieta di darvi il benvenuto nel club delle pessime madri. L’idea era nata diversi mesi fa, con un post nel quale facevo coming out dicendo di essere una pessima madre. Altre mamme si sono unite e l’outing di gruppo è proseguito soprattutto nei commenti degli ultimi post. Continua a Leggere

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Nove motivi per cui un giorno Lui mi lascerà

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Le patatine. Lui odia il mio modo di mangiare le patatina dal sacchetto, con voracità, facendo panini di dieci patatine alla volta, lasciando cadere briciole ovunque e ungendo qualsiasi cosa. Io, da parte mia, non ci posso fare niente, un pacchetto di patatine mi annebbia la vista e, a dirla tutta, chi le mangia una ad una, delicatamente, mi innervosisce anche un po’.

I barattolini di omogeneizzato vuoti. Che puntualmente lascio in terrazzo impilandoli in pericolosissime torri traballanti. E che puntualmente cadono quando in terrazzo ci va Lui. La busta per raccogliere il vetro è a due passi, lo so, ma io vado sempre di corsa.

La carta igienica. No che non la reputi una cosa importante da avere in casa ma io, quando finisce, mi dimentico di ricomprarla. E inizio la migrazione in bagno di: tovaglioli, rotolo di scottex e fazzoletti di vario genere. Per Lui non avere la carta igienica pronta ad aspettarlo in bagno è una vera e propria tragedia. A me fa tanto studentessa universitaria.

Il dentifricio. Spremo il tubetto a metà. Ogni volta giuro di non farlo più ma poi ci ricasco sempre. E lo faccio anche con quello della maionese. Ora che ho fatto outing Lui sarà contento.

La porta del bagno. Aperta. Ma abitiamo in 45 mq, tenere le porte aperte dà l’illusione di vivere in uno spazio più ampio.

Ma tu mi ami? Frase che gli ripeto cento volte al giorno. Senza motivo. Invece del buongiorno mi esce fuori questa roba qua. Io lo so che la colpa è del bisogno di certezze che ho da quando mio papà, a sei mesi, mi ha dimenticata al bar con i suoi amici, è Lui che non capisce che sono una ragazza traumatizzata.

I calzini. E la maglia del pigiama infilata dentro ai pantaloni, combinati con tutone improbabile che mia nonna al confronto sembra Dita von Teese.

Il rimandare qualsiasi cosa. Trovo quasi virtuoso procrastinare a poi cose che non mi va di fare ora. Una specie di arte, insomma. Tipo: “C’è da buttare la spazzatura“. “No, no, è inutile fare un viaggio per un sacchetto solo. Aspettiamo di riempire questo, così domani li buttiamo insieme“. La scena si ripeterà tutti i giorni per una settimana almeno.

Faccio io. Questa è la tipica frase che ripeto ogni volta che il Coinquilino si alza per: avvicinarsi ai fornelli/cambiare il Nano/uscire a fare la spesa/prendere la scopa in mano/apparecchiare/sparecchiare/addormentare il Nano/riempire la lavastoviglie/svuotare la lavastoviglie. Per poi lamentarmi perché: “In casa faccio tutto io“.

(Il decimo punto è invece il motivo per cui sarà Lui a restare single)

Le notti. Che da nove mesi passo a sentire Lui russare mentre io cerco di riaddormentare il Nano.

 

P.S. Non è che per caso conoscete gruppi di ascolto per spremitori di tubetti compulsivi?

 

Grazie ancora una volta alla bravissima Sabrina Ferrero di Burabacio per la bellissima illustrazione!