Volevo essere Super Vicky

Da piccolina speravo tanto, un giorno, di imparare a muovere il naso come Samantha, la strega. E di crescere con un fisico come quello di Lynda Carter, alias Wonder Woman, per poter lavorare in un’agenzia investigativa come quella di Charlie Townsend.

Avrei voluto una famiglia numerosa come quella dei Robinson e anche fare amicizia con una tipa particolare come quella Mercoledì là.

Ho iniziato a mettere le basi per quella fobia irrazionale che ancora mi prende quando vedo una lucertola. Ma che ne volete sapere voi, che non siete cresciuti a pane e Visitors, di lucertole.

“Che cavolo stai dicendo, Willis?” era una delle mie frasi preferite e, ancora oggi, quando mi trovo tra le mani un nuovo libro chiudo gli occhi e spero di riuscire a leggerlo tutto sfogliandolo in pochi secondi, come faceva super Vicky.

Batman era un idolo, mai però quanto Francesca la tata.

Non desideravo carrozze e scarpette bensì di farmi un giro a bordo del Generale Lee.

Ma quello che sognavo sopra a tutto, era di guidare Kitt che recitava di gran lunga meglio di David Hasselhoff .

Poi mi sono presa una cotta per Zack di Bayside School e già a quei tempi avevo capito che Tiffani-Amber Thiessen solo una cosa sapeva fare ma qua siamo in fascia protetta e non posso scriverla, mi sono perdutamente innamorata di Dylan McKay ma una bottarella l’avrei data anche a Pecey  ché è rispauto a me il tipo “disordinato” m’è sempre piaciuto.

Di un amore adulto, invece, ho amato il dottor Carter.

Poi, su tacco 12,  è arrivata Carrie e per me non c’è stato più niente da fare e nonostante abbia passato gli ultimi dieci anni sperando che Vogue mi pagasse gli articoli “a parola”, la mia è stata una bella infanzia.

…mentre quella di mio figlio, beh spiegateglielo voi, ogni volta che mangerà un panino con la porchetta, che dentro c’è Peppa o un suo congiunto.