Le interviste

Uno zaino d’amore per mamma Martina Fuga

Martina Fuga molte di voi l’hanno conosciuta per “Lo zaino di Emma”, il suo libro edito da Mondadori, in cui racconta la storia di vita possibile di sua figlia Emma, nata con sindrome di Down. I progressi, le passioni, le difficoltà sono raccontati con una prosa lontana da qualsiasi buonismo, regalandoci una storia intensa dalla quale imparare molto. Martina, però, ha da poco inaugurato un altro progetto, che parla di arte e viaggi in città a misura di bambino. Nella mammintervista di oggi ce ne parla, raccontandoci anche qualcosa della sua maternità.

Martina, il tuo libro è stato un successo. Da dove nasce?

Mai avrei immaginato! Pensavo che fosse una storia troppo personale, che non sarebbe interessato a nessuno o forse solo a una piccola nicchia… e invece i riscontri positivi sono stati moltissimo, anche da mamme o persone che non hanno nulla a che fare con la disabilità. E questa è stata la cosa più interessante. Vuol dire che i nostri mondi non sono così lontani. Il libro nasce da un bisogno interiore di sopravvivenza. Ho cominciato a scrivere di Emma per districare un nodo che avevo nell’anima, un nodo fatto di amore, di accoglienza, ma anche di rabbia e di dolore. Ho cominciato a scrivere di lei e di come mi sentivo in un forum di genitori, poi in un blog privato, poi in una pagina facebook a lei dedicata. In verità io pensavo di scrivere per me, ma forse inconsciamente volevo anche cercare di diffondere un messaggio sulla diversità. Poi è venuta la proposta del libro, un’idea del mio editore, e il libro oggi è una realtà.

Mi racconti la tua maternità?

Ho vissuto tre maternità molto diverse. Io ero diversa e i figli sono diversi. La prima è stata la più bella gravidanza, ero in formissima, felice serena e orgogliosa della mia pancia. Giulia è stata la figlia della scoperta, la meraviglia da una parte e la paura di sbagliare dall’altra. E ho sbagliato un sacco, come si fa sempre con i primi figli. Con Emma mi sentivo molto più sicura di me, ma la vita mi ha presentato una nuova prova e ho dovuto imparare a fare la mamma di una bimba con difficoltà. Con Cesare invece è stato ancora una volta tutto nuovo, era un maschio e io non sapevo proprio interagire con lui e in più mi sentivo in colpa con le altre due per avergli tolto tempo e energie con un altro neonato. Insomma a fare la mamma non si impara mai, nemmeno dopo il terzo figlio. I figli sono diversi, ti mettono alla prova e ti cambiano perché devi fare i conti con le loro specificità e caratteri. Ma credo che la meraviglia della maternità stia proprio qui, nel trasformarsi nel corpo prima e nella mente e nell’anima poi.

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Tu stai cercando di regalare ad Emma un’esistenza lontana dai pregiudizi. Pensi che ci siano reali possibilità, per lei, di crescere serena?

Assolutamente sì. Emma è molto serena e lo è stata in questi 10 anni. Oggi le persone con sindrome di Down possono avere una vita serena, piena e felice, conosco molti adulti che lo sostengono con fermezza. Certo farebbero tutti a meno di quel cromosoma in più, come tutti noi vorremmo fare a meno delle difficoltà che incontriamo nella vita. Anche Emma quando avrà completato il suo percorso verso la consapevolezza vorrà farne a meno, per ora vuole fare a meno delle difficoltà e della fatica, ma sono certa che la determinazione che dimostra e la sua positività la aiuteranno a cogliere il meglio della vita.

Come ti ha cambiato la maternità? Anche nell’approccio lavorativo?

La maternità cambia soprattutto le priorità. Non vieni più prima tu, cambia tutta la prospettiva. Il primo pensiero quando ti alzi e l’ultimo quando vai a dormire sono i tuoi figli, le loro necessità, la loro serenità, la loro felicità. Quanto al lavoro all’inizio non è cambiato nulla, ho allattato Giulia in sala riunioni al lavoro e sono tornata dalla maternità che Emma aveva 5 mesi… Potevo permettermelo perchè avevo un marito molto collaborativo e partecipe nella vita familiare. Ma ad un certo punto ho deciso di prendere un anno sabbatico e poi di fare la freelance per potermi gestire il tempo in modo diverso e essere più presente a casa. Lavoro il doppio e ovunque, di notte, di giorno, in cucina, a letto, in sala davanti alla tv, con l’ipad nel cortile della scuola, ma questo mi permette di stare più vicina ai miei figli che fatico a delegare. A volte loro non capiscono e mi sgridano “Mamma… stai sempre al computer!” “Mamma, hai sempre il telefono in mano!”, ma un giorno capiranno.

Primo giorno di scuola

La tua giornata tipo?

La mattina corro un giorno sì e un giorno no. Quando non corro vado a logopedia con Emma oppure ad accompagnare Cesare a scuola mentre Paolo porta Emma a logopedia. Poi inizia la giornata lavorativa. Alle due torna la grande e pranziamo insieme, il tempo di quattro chiacchiere e vado a prendere i piccoli a scuola, poi inizia il mio ruolo di mamma-taxi: calcio, danza, catechismo, pallavolo… a seconda degli impegni del trio. A volte faccio avanti e indietro da casa tre volte. Nelle pause rispondo alle mail e monitoro i social network. Dopo cena se c’è qualcosa di speciale che coinvolge tutta la famiglia si guarda la tele se no una bella lettura e si fila a letto. Quando sono tutti a letto, inizia l’altra sessione intensa di lavoro. Quella notturna…

Tra i tuoi progetti c’è anche una bellissima guida di Milano illustrata da Sabrina Ferrero. Hai in mente di recensire altre città?

Il progetto della guida lo avevo in cuore da tanto tempo, e ora finalmente è una realtà. Con Lidia, la mia socia, e Sabrina abbiamo realizzato un progetto bellissimo che spero che i bambini apprezzeranno. Un modo per viaggiare da protagonisti, leggendo storie sulla città e i suoi luoghi d’arte, ma anche disegnando e giocando, raccogliendo ricordi e incollando fotografie. Abbiamo iniziato da Milano, la nostra città, una città sotto i riflettori per l’Expo, ma se la guida andrà bene abbiamo già un progetto su Roma e uno su New York. Noi abbiamo già cominciato a lavorarci perché ci crediamo molto!

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Domanda di rito. Ti capita, a volte, di sentirti una pessima madre?

Tutti i giorni della mia vita da quando sono madre. Non ci sono manuali per fare i genitori anche se di letteratura a tema ce n’è molta e consigli sulla rete moltissimi. Ma la realtà è un’altra cosa. I figli sono tutti diversi e noi stessi cambiamo con i figli, ci trasformiamo con loro, per loro, e a causa loro. Come tutte le relazioni ci mettono in discussione e ci modellano. Io non ho fatto gli errori che ho fatto con Giulia, con la mia secondogenita Emma, ma ne ho fatti di nuovi e così pure con Cesare. Non si finisce mai di imparare e di migliorare, sempre che si sia disposti a farsi mettere in discussione.

 

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2 Commenti

  • Rispondi vanja 31 Marzo 2015 alle 11:59

    Mi viene voglia di dare un enorme abbraccio virtuale a Martina, è davvero una mamma super!

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