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Un figlio è un prestito

Nessun bambino decide di venire al mondo. Così come non c’è nessuna mamma e nessun papà che può scegliere il proprio figlio.Io ne vorrei uno biondo, bello robusto e con una predisposizione per il canto.

A me ne dia una mora, che ho sempre voluto una bambina con le trecce nere, nere, che sia alta però, mi raccomando.

Io all’aspetto fisico non guardo proprio: lo voglio sportivo. Sì, io voglio un figlio che un giorno diventi un grande atleta.

Non è così che va. Non so nemmeno chi è che scelga per noi e sinceramente nemmeno m’interessa saperlo. So solo che i figli ci vengono dati in affidamento, una sorta di prestito  dalla vita che paghiamo a rate di notti insonni, baci appiccicosi al risveglio finché i figli sono piccoli e preoccupazioni a grappolo sempre più grandi quando, poi, cominceranno a crescere.

È facile confondersi, perché con un figlio, per i primi tempi, si vive in una sorta di ingannevole simbiosi dalla quale forse un giorno sarà difficile affrancarsi.

Una simbiosi che viene scambiata per amore assoluto mentre, è solo quando questo tempo in cui noi siamo il loro tutto finirà che, con ogni buona probabilità, arriverà il momento dell’amore profondo. Quello che sa guardare da lontano senza interferire. Che ci fa stare accanto a qualcuno quando ne ha bisogno ma ci fa capire anche quando il momento di lasciare andare quel qualcuno per la propria strada è arrivato.

Un figlio non si sceglie, si educa. Si ama. Senza la pretesa che ci ami a sua volta. L’educazione dei nostri figli è il nostro dovere, amarli la condizione che lo rende possibile, il loro farci scoprire cose di noi delle quali non eravamo consapevoli prima, il dono che ci viene restituito in cambio.

Un figlio è un prestito. Non ci appartiene. E forse non ci è appartenuto nemmeno quand’era nel nostro ventre. Un figlio è un seme di vita che va innaffiato con amorevoli cure sapendo che un giorno sboccerà, a prescindere da quanto a lungo avremo allattato, cullato, sgridato, letto, accarezzato, baciato, giocato. Possiamo solo fare in modo che quando quel fiore sboccerà, quando arriverà il giorno in cui nostro figlio camminerà da solo, sarà il più bel fiore che si sia mai visto al mondo.

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