Io sono testarda. Una gran testarda direbbe chi mi conosce bene, chi ha vissuto con me per tanti anni e anche chi ha iniziato a condividere le gioie della convivenza con me solo da qualche anno. Chi ha passato notti intere a cercare di farmi ragionare. Chi ha passato giornate intense a cercare di convincermi di cosa fosse giusto o sbagliato. Senza successo. E non perché non avesse ragione.
Aveva ragione mia madre quando mi diceva di lasciare perdere quello là;
Aveva ragione la mia amica quando mi diceva che dovevo amarmi di più;
Aveva ragione anche mio padre quando mi diceva che dovevo iscrivermi a ragioneria ché ora sì che avrei un lavoro serio;
Aveva ragione l’altra mia amica quando mi diceva che c’era un’altra. E pure un’altra. E un’altra ancora;
Aveva ragione la mia collega quando mi diceva di mollare ché tanto non ci avrei cavato un ragno dal buco;
Aveva ragione ancora mio padre quando mi diceva che tutti i nodi vengono al pettine;
Aveva ragione Lei che ha mollato prima di me;
Aveva ragione mia sorella quando mi diceva che io non comprendevo appieno il significato di essere madre;
Aveva ragione il mio capo quando mi diceva che se non sono io la prima a crederci davvero, nessuno lo farà al posto mio;
Aveva ragione Lui quando mi diceva che in amore bisogna conservare un po’ di egoismo;
Aveva ragione anche Lui che mi diceva che i colpi di fulmine non sono destinati a durare;
Ma io ho fatto sempre di testa mia.
In mio figlio rivedo un embrione di questa mia testardaggine.