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Ceci n’est pas una sveglia

Se c’è una cosa che mi lascia particolarmente perplessa quella è il risveglio di mio figlio. Non tanto il risveglio in sé, quanto il modo in cui avviene. Praticamente succede che il Nano apre gli occhi ed… è sveglio. Così. Senza esitazioni. Senza mezze misure. Senza tentennamenti. Lui la mattina si sveglia e, immediatamente, inizia col suo repertorio di pa-pa-pa-pa-pa-pa-sla-sla-sla-sla-ma-ma-ma-ma-calci-pugni-graffi (la seconda parte avviene, maledetta me, dopo che, nella speranza di riassopirlo, lo infilo nel lettone).

E ogni mattina io, che passerei tre quarti della mia giornata in quella fase fatta di apro-un-occhio-e-poi-ne-chiudo-due-mi-giro-e-mi-rigiro-aspettando-che-avvenga-il-miracolo-e-il-sonno-mi-passi-intanto-chiudo-di-nuovo-gli-occhi, ci rimango male. Proprio fisicamente male. Tutta quella vivacità intorno a me, nei primi 30 minuti di lento abbandono del sonno, mi destabilizzano. Io che sono la ragazza dello Snooze. Io che sotto il piumone, pur di non alzare il culo, potrei camparci.

Io che ho bisogno di tempo. E di un paio di caffè. Invece lui è là, attivo come non mai, con una voglia di vivere che io nemmeno il venerdì notte ai tempi d’oro e no, non lo puoi ignorare. Lui ha ricaricato le batterie ed è pronto per ricominciare. Semplice. Lui ha finito il suo ciclo di sonno ed ora è in modalità on.

Eppure, figlio mio, un minuto fa dormivi profondamente.

Mi spieghi come fai?

Ma, soprattutto, mi spieghi perché lo stesso repentino cambio di stato non avviene anche la sera? Perché tra lo stato sono molto stanco e quello dormo intercorrono sempre, almeno, trenta simpaticissimi minuti di pianti nevrotici?

Perché, me lo spiegate?