Ci sono cose che capisco ed altre che sfuggono totalmente alla mia comprensione.
Capisco, ad esempio, perché mio figlio ami così tanto stare in giro, in mezzo ai miei amici e al casino.
Capisco da chi ha ripreso quella testardaggine che sta diventando ogni giorno un po’ più acuta. E preoccupante.
Capisco perché gli piace tanto la musica, capisco la sua golosità e da dove, anzi da chi, gli proviene tutto quell’amore per i cani.
Capisco quei due occhi che dicono più di tante parole, intensi e profondi.
Capisco la sua attrazione per i supporti tecnologici e, se proprio mi impegno, anche quella per la campagna.
Ma c’è una cosa che proprio non capisco. Non capisco perché ogni volta che io apro la porta del bagno lui inizi a gattonare a tutta velocità per infilarsi nel piccolo spiraglio che, povera me, mi lascio dietro.
Manco fosse la porta d’ingresso di Disneyland Paris. O della cucina all’ora di pranzo.
E nemmeno sa (ancora) aprire i rubinetti del bagno. No, lui si mette lì, davanti alla doccia chiusa e la guarda. Poi si mette in piedi vicino al bidet e guarda pure quello. Per poi passare al water che, c’è speranza per tutti davvero, nelle ultime settimane ha sempre la tavoletta abbassata e il coperchio chiuso ché se accidentalmente restasse aperto lui ci infilerebbe dentro la testa e tutto quello che viene dietro.
tipico pomeriggio passato nella stanza proibita, yuhuuu
E io non sono mai stata una che in bagno ci passava la vita. Mi piace prendermi cura di me, ma sono veloce nel farlo e no, decisamente il bagno non è la mia stanza preferita.
Allora mi dite da dove gli viene questa attrazione fatale?
E mentre ci pensate voletemi bene mentre, seduta sulla tazza del cesso, medito davanti ad un box doccia chiuso su come togliere il calcare più tenace.