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Il gioco delle somiglianze

C’è un momento esatto della gravidanza di ognuna di noi nel quale parenti, e parenti di parenti, tireranno fuori dagli scaffali gli album di famiglia e inizieranno a molestare chiunque con il gioco delle somiglianze. Gioco che, almeno con i primi mesi, viene giocato confrontando vecchie foto a nuove ecografie. Gioco che col passare del tempo diventerà contagioso e riserverà esiti sorprendenti.

Il bello del gioco delle somiglianze è che tutti possono giocare e tutti, con un improvviso colpo di scena, possono diventarne protagonisti. Perfino la defunta zia Anna, zia di tuo Nonno Aldo che tu non hai mai conosciuto, potrebbe essere ritirata fuori per quelle orecchie così graziose proprio come quelle del piccolo Filippo.

Al gioco delle somiglianze si gioca in due o più giocatori divisi in due squadre. La prima squadra è quella formata, per lo più, da parenti del neonato: dai concorrenti di questa squadra si attingono le somiglianze che possono essere sia fisiche che caratteriali. La seconda squadra, più estesa, è quella degli esaminatori che possono essere parenti ma anche amici o, perché no, dei perfetti sconosciuti e che, passando in rassegna i concorrenti della prima squadra, supportati anche da materiale fotografico dell’infanzia dei suddetti, non fanno altro che trovare le somiglianze tra questi e il protagonista del gioco che resta, ricordiamolo, il neonato.

fotonon è narcisismo ma solo la riprova che mio figlio è uguale a me. Noi no, non giochiamo al gioco delle somiglianze perché non ce n’è bisogno

Un gioco democratico quello delle somiglianze, proprio per tutti che però, spesso, ha dei terribili risvolti maschilisti. Tendenzialmente, infatti, il piccolo somigliante, potete scommetterci, sarà a priori dolce e simpatico come la mamma, ma farà delle gran scoregge  proprio come il babbo.