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Se non gattono ci sarà un perché. Ovvero i miei amici cani

Credo di aver partorito l’erede di Mowgli. Mio figlio ha rivolto la sua prima parola di senso compiuto a Bianca, il cane. E io un cane nemmeno ce l’ho.

In realtà ne ho due ma sono adottati e a distanza. Bianca e Norma vivono a casa della SantaNonna e Pietro, ogni mattina, inizia a gridare bu-bu-bu-bu-bu-bu già al cancello di casa. Poi entriamo a casa e la prima cosa che lui deve fare è salutare i due cani. Da questo momento in poi chiamerà bu ogni abitante della casa e passerà gran parte del tempo pretendendo di stare ritto sulla finestra a guardare le due giocare.

caniLui dice anche ma-ma-ma-ma e pa-pa-pa-pa-pa, sillabe che unite potrebbero far pensare a parole di senso compiuto: in realtà quelle sono solo sillabe mentre è bu l’unica parola che mio figlio dice per indicare precisamente qualcuno e non qualcun altro.

D’altra parte due anni fa, tornando a casa insieme al padre del suddetto amante degli animali, la sera del suo compleanno, mi sono sentita dire: “Pensa che bello sarebbe ora andare a dormire tutti insieme io, te, Bianca e Norma”. Parole cariche d’un romanticismo che voi ve le sognate, notte e giorno.

Ora capisco perché non c’è verso di farlo gattonare, lui (come il padre) ama i cani.