Sono una mamma e faccio i capricci

Li faccio ogni volta che apro l’armadio perché non ho niente da mettere o perché quel che ho non mi sta bene. Ogni volta che mangio solo quello che dico io.

No spinaci, no ragù, no carne rossa. Faccio i capricci quando faccio la spesa e subdolamente costringo chi vive con me a cedere alla tentazione di cibi poco sani e sempre veloci da cucinare.

Li faccio quando mi innamoro di quel paio di scarpe al quale non smetto più di pensare. Che voglio a tutti i costi. Che, mi convinco, mi renderanno una persona migliore, una donna più sicura di me e una professionista più in gamba.

Quando torno a casa dal lavoro. Per la cena da preparare, la lavastoviglie da svuotare, la tavola da apparecchiare.

Faccio i capricci “Perché tu non mi ami abbastanza, ma d’altra parte nemmeno io mi amerei abbastanza“; “Perché non mi dici mai che sto bene, oggi, come sono vestita e truccata“; “Perché tiri fuori la vaschetta del gelato, lo sai che sono a dieta. Ah, è per te. Certo a me non ci pensi mai“.

“Perché anche oggi, come ieri, non ho concluso nulla di buono“.

Faccio i capricci una settimana al mese, tutti i mesi.

Quando, invece, di iscrivermi in palestra mi ingozzo di cioccolata e urlo che sono grassa. Quando esco di casa per andare a cena col muso lungo: “Ché tanto le altre sono tutte più fighe di me“. Quando non ho voglia di stare a casa il weekend e pure quando non ho voglia di uscire: “Tanto con un figlio piccolo sai che stress“.

Faccio i capricci perché cedo all’autocommiserazione e perché quando vedo gli altri farlo mi innervosisco. Perché vedo gente arrivata che non lo merita senza far niente per meritarlo io.

Faccio i capricci, urlo e mi arrabbio quando vedo mio figlio fare i capricci. Perché io lo so già che crescerà capriccioso come suo padre.