Io l’ho incontrata la prima volta (chevelodicoafare) al Mammacheblog e, non so per lei, ma per me è stato un colpo di fulmine. Una mamma normale, con problemi normali, che dice cose molto intelligenti e con un’attitudine al problem solving che mi ha conquistata. Silvia Azzolina, due bimbe, un ex lavoro in pubblicità e un progetto editoriale dedicato ai bambini che vale davvero la pena di conoscere.
Che cosa facevi prima di diventare mamma?
Prima di diventare mamma lavoravo in pubblicità. Il mio sogno era il cinema ma quello, ahimè, a Milano si fa poco. Sono approdata a Parco film, una casa di produzione pubblicitaria e cinematografica, subito dopo avere finito la Scuola del Cinema e da quel momento sono rimbalzata tra case di produzione, agenzie pubblicitarie e studi di post-produzione. Mi occupavo della realizzazione di film pubblicitari e mi piaceva moltissimo. Dopo la maternità ho perso il lavoro (cioè, non mi è stato fatto un nuovo contratto, dopo che il precedente a tempo determinato è venuto a naturale scadenza), così ho provato a lavorare come free-lance: facevo da consulente per le gare d’appalto che le case di produzione fanno presso le agenzie, per aggiudicarsi i film. Trovavo il regista e le altre maestranze artistiche, preparavo le presentazioni. Tutto molto bello ma fuori tempo massimo: nel 2011 c’è stata una grossa crisi nel settore, non si giravano quasi più film e così anche per me il lavoro mancava. Ma intanto io ero incinta della mia seconda bimba, quindi…
E ora? Vita cambiata? Solo dal punto di vista lavorativo o anche da quello “sociale”
Ovviamente la mia vita è cambiata sotto praticamente ogni punto di vista, come quella di chiunque diventi mamma, scommetto. Per quanto mi riguarda c’è stato anche un grosso stravolgimento a livello “sociale”: mi sono trovata improvvisamente inoccupata e non per mia volontà. Certo, il desiderio di crescere le mie figlie senza delegare completamente la loro cura ad estranei era forte, ma altrettanto forte era il desiderio di avere un lavoro e un mio “posto nel mondo”. L’insieme del “non ho niente da perdere” e del “non mi rassegno al ruolo di mamma e basta” hanno prodotto… i Dodini! Oltre a gestire questo progetto, porto avanti il lavoro da consulente per la comunicazione sul web per le piccole e medie imprese, come free-lance.
Il tuo blog come si colloca in tutto questo?
Il mio blog in tutto questo è un satellite, uno “spirito guida”. Meduepuntozero.com è stato il mezzo con cui sono uscita dalla routine sempre uguale (e soffocante) di “stay-at-home-mom” (che è una locuzione assai più adatta di “mamma a tempo pieno”, perchè “mamme a tempo pieno” lo siamo tutte, o sbaglio? C’è qualcuna che è mamma solo in orario d’ufficio? Qualcuna che gode di una “pausa pranzo” o “pausa caffè”? La differenza vera è che alcune lavorano in casa e per la casa ed altre vanno a lavorare fuori e magari hanno qualcuno che rassetta al posto loro e a pagamento). Avevo deciso che mi serviva un appuntamento fisso e obbligato che mi portasse fuori di casa e il blog è stata la cosa più immediata: sono passata dal “scrivo un blog con i consigli per le neomamme”, a “mi sfogo di tutte le mie frustrazioni”, a “provo con il mummy-blog professionale”, per poi arrivare dove sono ora, cioè a “scrivo quel che mi pare, quando mi pare, senza linea editoriale e senza calendario ma con maggior cura per i contenuti”. Il blog mi ha davvero portata “fuori casa”: la rete, che già frequentavo ma in forma più “privata”, mi ha spalancato la porta su infinite possibilità. In rete ho scoperto il Mammacheblog, ho imparato a usare un sacco di strumenti che ora mi servono per il lavoro (Twitter, Facebook, Mail chimp, WordPress, per citare solo i principali) e, ultimo ma non meno importante, ho conosciuto persone che per ragioni geografiche e sociali magari non avrei mai incontrato di persona e con le quali ho stretto rapporti anche molto familiari; persone a cui chiedo consigli, con cui mi confronto su una serie di argomenti, non solo di lavoro.
Invece “I Dodini”, ci parli di questo progetto?
I Dodini sono una collana di libri illustrati per bambini, personalizzabili on line con il nome e il viso del bambino a cui sono destinati. È un progetto abbastanza complesso, in cui mi sono lanciata “senza paracadute” per così dire. Mi sta dando molto da fare ma anche grandi soddisfazioni: adoro il mondo della letteratura e quella per bambini, corredata di illustrazioni, è un mondo magico che sono lieta di avere riscoperto grazie alle mie figlie. Le storie attualmente in collana sono state tutte scritte da mia madre per le mie bimbe; l’idea del libro personalizzato nasce da lei, io l’ho trasportata su un piano fruibile a chiunque, creando un sito in cui è integrato un software che permette all’utente stesso di personalizzare il libro in autonomia, semplicemente inserendo le foto del bimbo negli appositi spazi, e che poi produce il file del libro, che viene inviato allo stampatore, nel caso in cui si sia scelta la versione cartacea, oppure all’utente, nel caso in cui si sia scelta la versione digitale, sfogliabile su tablet. Ti dò un’anticipazione: stiamo rifacendo il sito migliorandone sia la tecnologia sia l’usabilità e da settembre ci saranno nuovi prodotti in catalogo e nuove lingue (attualmente le fiabe sono disponibili in italiano ed in inglese, aggiungeremo francese, tedesco, spagnolo e portoghese!).
Da mamma tecnologica, per le tue figlie più iPad o più libri?
La risposta giusta è “più libri”, giusto?… In realtà io non demonizzo nessun apparecchio tecnologico. La tv, se la usiamo per guardare prodotti di qualità, non è un male. L’iPad, se usato per sfogliare un libro è analogo al libro di carta; ma se è usato per “disattivare” un bimbo con l’app di Peppa Pig in situazioni incompatibili con la sua esuberanza (tipo alla terza ora di fila sul treno, o al ristorante), va ugualmente bene. Quello che conta è il bilancio finale: il numero medio di ore che passano giornalmente davanti ad un video deve essere minima. Non serve essere psico pedagoghi per notare come i bambini si inebetiscano in un atteggiamento completamente passivo quando sono davanti allo schermo. Probabilmente è per effetto dello sfarfallio dello schermo stesso: bisogna tenerne conto e preservarli, se non vogliamo che la loro immaginazione e la loro capacità di trovarsi occupazioni interessanti si impoverisca drasticamente.
Domanda di rito: ti senti anche tu un po’ pessima madre? Almeno ogni tanto dico
Oh! Hai voglia!! La vera conquista però credo sia fregarsene, che non vuol dire diventare sciatta e menefreghista. Vuol dire smettere di concorrere al premio “mamma dell’anno” che tanto nessuno ti darà mai, smettere di fare a gara con le altre mamme per “chi è più brava”, smettere di pensare che ogni “caduta” provocherà danni irreparabili alla psiche dei nostri figli. Insomma, le cadute capitano: riconosciamole, perdoniamoci, cerchiamo di fare meglio la prossima volta. Una mamma serena è una brava mamma. E una mamma che si sente sempre in difetto o sotto esame, tanto serena non sarà mai…
2 Commenti
Bello, tutto: una bella storia, una bella intervista, un bel progetto, un bel successo, um bel modo di vivere la maternità. E una bella inizione di fiducia, anche.
sì, infatti, il concetto è che i sogni non devono essere tenuti (chiusi) nel cassetto 🙂