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Se io sono una pessima madre, ma lui è un ottimo padre

Mi dicono che non scrivo mai dei padri. “Scrivo di quello che conosco, di quello che vivo” mi difendo io. Faccio fatica a capire la maternità, figuriamoci se posso capirci qualcosa di paternità.  Però è vero, ci sono anche loro, spesso bistrattati, non considerati, come se la fatica fosse solo del tutto nostra. Non è così, ma non è vero nemmeno il contrario. Partiamo dall’inizio. Nasce vostro figlio, un esserino col quale tu donna, in qualche modo, sei entrata in contatto per via della pancia, qualcuno che conosci già.

Il futuro papà invece sta lì, accarezza la pancia, ci parla, si gode qualche calcetto, ma insomma lo sporco lavoro lo facciamo noi.

È così. C’è poco da dire. Ve lo ricordate vostro marito nel momento del parto? Sì, ok, vi ha sostenute, vi ha accarezzate, vi ha parlato e dato coraggio, ma alla fine chi l’ha tirato fuori vostro figlio? Voi o loro? La cosa bizzarra è che ho scoperto solo molto dopo che questa cosa per i padri è pure parecchio frustrante. Cioè, cazzo, io ingrasso 30 chili, io mi rendo protagonista di quel film splatter che è il parto, io mi faccio venire le ragadi e le mastiti per allattare nostro figlio e tu che fai? Ti lamenti perché vorresti essere maggiormente coinvolto nella questione?
È vero, i padri nei primi mesi sono solo una controfigura. Già vi sento laggiù che mugugnate che il vostro compagno è differente, che la sua presenza è stata fondamentale e che io, sostanzialmente, sono una stronza. Ma io non ho mai detto, né pensato, né sostenuto che il padre di mio figlio non sia stato per me, per noi, un apporto irrinunciabile.

Ho detto che i figli si fanno in due, ma si partoriscono da sole. E questo non fa di loro pessimi padri.

Il mio compagno è stato sempre più motivato di me, più sicuro, più deciso, in tutto quello che riguardava la genitorialità. Lui s’accontenta di andare ad un concerto, mentre io ancora spero, un giorno, di diventare la rockstar. Lui che, quando io ancora pensavo che mai e poi mai sarei diventata madre, mi ha detto che un figlio lo desiderava. Basterebbe questo a renderlo un padre migliore di quanto io riesca ad essere una brava madre: il suo desiderio di diventarlo. La voglia di cambiare, di crescere, di affrontare una nuova fase della vita e di farlo principalmente perché adesso hai un figlio. E no, questo non è un elogio al padre di mio figlio, questa è un abbraccio collettivo agli uomini di oggi, diciamo tra i trenta e i quaranta, che pur non rendendosi minimamente conto di quello che stanno facendo vogliono, fortissimamente, diventare padre. Che quando lo diventano sanno lasciare fuori dalla porta il loro egoismo. Che sanno godersi i propri figli meglio di noi. Che comprendono il senso della realizzazione in un figlio meglio di quanto riusciamo a fare noi. Che non devono combattere battaglie ancora tutte femminili e (anche) per questo riescono a dedicarsi a quello che davvero conta che solitamente è, non tanto l’abbinamento giusto dei vestiti del proprio figlio, quanto rotolarsi a terra con lui la sera, e farlo ancora, ancora e ancora senza stancarsi. Che ci aiuterebbero pure nell’organizzazione famigliare se solo li lasciassimo fare.

I sensi di colpa sono nostri, delle madri. Loro non c’entrano. E se c’entrano è meglio lasciarli a piedi, ma il più delle volte non è così.

Non fatemi tirare fuori la vecchia storia che le donne vengono da Venere e gli uomini da Marte, ma la sostanza è questa. Una diversa sensibilità, un diverso modo di concepire i rapporti e le relazioni. Non peggiore. Né migliore. Diversa.
I padri di oggi, quando li guardo, mi ricordano l’unica verità possibile, e cioè che l’amore, e tutto quello che ne deriva, è una cosa semplice. Qualcosa alla quale io non sono mai riuscita ad abbandonarmi. Una cosa che, da sola, basterebbe a fare di un uomo un bravo padre.

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2 Commenti

  • Rispondi serena 27 Giugno 2016 alle 14:46

    Anche qui da noi è così e le tue parole, ancora una volta, sembrano le mie. Anche mio figlio ha una pessima madre e un ottimo padre. Ma ho imparato ke questo succede xké, come dice un maestro yoga, noi donne siamo belle e complicate, sofisticate… Noi abbiamo un mondo dentro. Ke nn significa ke siamo migliori di loro. Semplicemente, siamo diverse. Più complicate, appunto. E credo fermamente ke sia questo a renderci così “pessime”… Troppa emotività, troppo cervello, troppi sentimenti, troppi sbalzi ormonali, troppi doveri, troppe responsabilità, troppe difficoltà. La vita x una donna nn è mai facile, figuriamoci x una mamma!

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