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Quando la conciliazione è impossibile

Come si fa a conciliare famiglia e lavoro se non hai aiuti? Come può una donna che vive lontano da casa, senza nonni a disposizione, che lavora e che percepisce uno stipendio normale a permettersi asilo più baby-sitter?

Come si fa a conciliare lavoro con i figli se in ufficio devi stare 8 ore (più la pausa pranzo che non dura meno di due ore), e quindi entri alle 9 e esci alle 19, mentre la scuola materna pubblica chiude al massimo  alle 17?

Come si fa, pur avendo i nonni a disposizione, a risolvere tutte le situazioni di emergenza che diventano routine con un figlio piccolo in casa? Come si fa a non sentirti sempre una merda se riprendi tuo figlio da scuola sempre per ultimo, quando la mattina è il primo ad entrare? Come si fa ad avere un’organizzazione impeccabile, che ti costa il corrispettivo del tuo stipendio, ma poi tuo figlio si ammala e l’organizzazione salta e saltano tutti gli equilibri? Come si fa quando non basta la flessibilità, che comunque raramente viene concessa, perché non tutti i lavori possono essere svolti anche da casa ma ne esistono di tali da richiedono la presenza fisica in ufficio. O in cantiere. O al ristorante. O al negozio?

Come si fa a conciliare famiglia e lavoro quando ti accorgi che vivi in un Paese in cui tutto, dagli orari della scuola pubblica a quelli del pediatra, è pensato esclusivamente per un modello di famiglia in cui la donna fa la mamma a tempo pieno?

Ma soprattutto, come si fa a conciliare gli stereotipi secondo i quali se stai a casa, perché hai capito che spesso la conciliazione è impossibile, sei da commiserare con le stoccate cattive di chi ti dice che se corri tutto il giorno come una pazza dietro al tuo lavoro sei una stronza egoista? Come si fa pensare di lavorare tutto il giorno, volersi costruire una carriera, centrare i propri obiettivi, pensando che per farlo dovremmo essere eternamente grate a qualcuno, della famiglia per carità ma pur sempre con una propria vita, che ci permette di andare in ufficio senza spendere un patrimonio in tate e baby-sitter?

Come si fa a fare i conti con la propria coscienza di madre che vede suo figlio crescere con gli altri? Che vede il proprio figli, che gli viene descritto come un angioletto, sempre di cattivo umore, scalmanato e mai d’accordo con le sue parole?

Come si fa ancora a pensare che nel nostro Paese la conciliazione, al netto di tutti gli sforzi, le rinunce e i compromessi che una madre può sopportare, sia davvero possibile?
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37 Commenti

  • Rispondi Anna 15 Giugno 2016 alle 15:02

    Hai ragione da vendere! Non ci sarà mai vera parità finchè non sarà possibile per tutte le donne avere un periodo di maternità pagato immediatamente seguito dall’inserimento al nido, e uscire dal lavoro quando chiudono le scuole. Questo modello esiste e funziona in paesi come la Norvegia. Io lavoro in Svizzera e vivo in Francia e le cose qui le cose non sono messe meglio che in Italia (forse addirittura peggio). Solidarietà, sorella!

  • Rispondi Irene-Lavoro da mamme 15 Giugno 2016 alle 15:21

    Me lo chiedo tutti i giorni…come si fa? Come posso fare? Sono tre anni che me lo chiedo…ma una risposta non l’ho ancora trovata. Continuo giorno dopo giorno, godendomi i weekend con il mio bambino, che magicamente finalmente verso il sabato tardo pomeriggio, o più spesso la domenica mattina, diventa quel bimbo dolcissimo di cui tutti mi parlano…e che il lunedì sera quando rientro dal lavoro è già scomparso! 🙁

  • Rispondi Martina 15 Giugno 2016 alle 15:23

    Hai 100% ragione, io mi struggevo con questi pensieri prima di avere un bimbo… Vedevo tutto ciò come un ostacolo insormontabile (ed effettivamente gli ostacoli sono molti… Non insormontabili ma comunque è sempre molto in salita la strada delle mamme!).
    Poi sono venuta a patti con me stessa e ho capito che purtroppo, che mi piaccia o no, la mia vita è adesso e le condizioni attuali sono queste. Dobbiamo fare come si può, al meglio possibile.
    Lottiamo e cerchiamo di cambiare la società per le nostre figlie e per le generazioni a venire ma per quanto ci riguarda ragazze, il dado è tratto… Difficile che riusciremo a vivere sulla nostra pelle una vera rivoluzione che ci cambierà la vita… Per questi cambiamenti ci vuole tempo…Molto tempo e consapevolezza comune che le cose evolvono e devono cambiare per il meglio.
    Nel frattempo noi cerchiamo di barcamenarci alla bell’è meglio!
    Un abbraccio e forza, pensa che è la qualità del tempo che passi con tuo figlio che è importante non la quantità… Di questo sono fermamente convinta!
    ps: ti lascio questo link: http://www.nostrofiglio.it/gravidanza/maternita-e-lavoro/congedo-di-maternita-cosi-funziona-nel-mondo
    Per ricordarci che nonostante tutto… Siamo fortunate a vivere in Italia.
    Baci

  • Rispondi Anna Bertinelli 15 Giugno 2016 alle 15:30

    Io non sono ancora una mamma… ma non posso negare di aver pensato a questo argomento tante tante volte… e sarà la cosa che più mi spaventerà quando avrò un figlio! Io sono una designer, libera professionista…insomma, non mi ci vedo proprio a fare la casalinga, con tutto il rispetto per le casalinghe… mia madre per prima ha deciso di abbandonare il lavoro per potermi seguire più da vicino! Tanti mi dicono che si riesce a fare tutto anche con i figli… basta solo organizzarsi… e se io non riuscissi a farlo?! …e se dovessi veramente abbandonare le mie passioni e il mio lavoro perchè inconciliabili con il lavoro di “mamma”?! Che madre potrei mai essere ?!
    Anna

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 15 Giugno 2016 alle 16:03

      Se non vorrai non lo farai, farai fatica, perché ne farai, ma troverai una quadra che sarà la tua. magari sacrificando un pezzettino di questo e un po’ di quello, ma alla fine ce la si fa.

  • Rispondi SABRINA 15 Giugno 2016 alle 15:32

    Lunedì dopo il compimento dell’anno di mio figlio sono rientrata a lavoro con l’orario pieno.. esco alle 7.30/8.00 di mattina e rientro quando va bene alle 18.30 di sera.. nel frattempo lui sta con i nonni, che sono una grande risorsa e per fortuna ci sono, mentre dovrei essere io a crescerlo, a dargli un’ impronta, a giocarci insieme, a consolarlo quando occorre.
    Sono davvero in crisi .. a livello personale come donna, ma soprattutto come madre, che si aspettava a lavoro sostegno, mentre non ho ricevuto nulla.
    Avevo chiesto semplicemente una riduzione di orario da 8 a 6 ore per riuscire a fare almeno il minimo sindacabile, ma mi è stato risposto picche.
    POVERA ITALIA. VOGLIAMO ANDARE AVANTI, MA LA REALTA’ E’ CHE FACCIAMO SEMPRE PASSI INDIETRO.

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 15 Giugno 2016 alle 16:02

      Lo so, è così purtroppo. E purtroppo anche il datore di lavoro ha le sue ragioni da ascoltare. Non lo so, io davvero non so cosa pensare.

  • Rispondi eiker 15 Giugno 2016 alle 18:33

    Una mia amica inglese che ha cresciuto da sola 2 gemelli mi ha detto: se ti fermi a pensare a come farlo non lo fai, bisogna andare avanti. La società italiana si fonda molto sull’aiuto dei nonni e anche nel mio caso la nonna e’ provvidenziale. Ma io pure esco alle 07 e rientro se va bene alle 18 ma per ora è così dunque mi godo i momenti che stiamo insieme. Sto pensando ad un futuro in cui io possa essere più presente come mamma, quello si.

  • Rispondi Vanessa 15 Giugno 2016 alle 19:20

    Cogli nel segno con questo post. Io ho due figli, un compagno, un lavoro a tempo pieno, la tata tutto il giorno(sono fortunata) e una nonna che c’è e non c’è…e sono costantemente e irrimediabilmente alla ricerca di una soluzione lavorativa differente, che mi permetta di stare con i miei bambini, ma anche di non deprimermi a casa a fare la mamma(a me succede così, non sto generalizzando)…ma ma..come diavolo si fa? Se qualcuna ha idee o esperienze da condividere vi prego, scrivete!!!

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 16 Giugno 2016 alle 0:41

      Già, scrivete e condividete che qua c’è bisogno di taaaaanto conforto 🙂

  • Rispondi Angela 16 Giugno 2016 alle 8:07

    Donne, dovete dividere il carico con i vostri uomini. Non pensate che la responsabilità dei figli ricada al 100% sulle madri. I figli si fanno in 2 e si crescono in 2. Ribellatevi a chi vi chiede come fate e non lo chiede al vostro uomo. Sono i soliti che vogliono tenerci soggiogate. La parità non è solo la donna che lavora ma anche e soprattutto l’uomo che aiuta in casa e cura i figli. Non fatevi fregare.

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 16 Giugno 2016 alle 11:48

      Ciao Angela, certo, hai ragione, ma il problema non è solo organizzativo, è un problema di sensi di colpa, di giudizi (tra donne) che vogliono ancora la mamma fare la madre a tempo pieno.

      • Rispondi Irene-Lavoro da mamme 16 Giugno 2016 alle 12:35

        Nel mio caso, il senso di colpa è diviso equamente tra me e il papà, così come tutti i compiti e impegni relativi a casa e figlio! Facciamo lo stesso lavoro, usciamo insieme al mattino e alla sera rientriamo a casa alle 19. Sicuramente è fondamentale la sua presenza, ma comunque il problema di base è che questo non è un Paese per mamme!

        • Ceraunavodka
          Rispondi Ceraunavodka 16 Giugno 2016 alle 13:59

          Non lo è davvero 🙂

          • Marta 17 Giugno 2016 alle 9:19

            Non è un paese per genitori!
            Sono d’accordo che la mamma andrebbe supportata di più al rientro al lavoro. Ma i papà poveracci? Ci avete mai pensato?
            Nasce un figlio anche a loro eh. E se sono fortunati possono prendere qualche giorno di ferie. FERIE. Quindi se si sposano hanno 15 giorni di permesso matrimoniale se diventano papà NULLA.
            Come fanno ad essere di supporto alle mamme. Se una donna sta a casa in facoltativa è normale. Se può permetterselo economicamente lo fa. Un papà no. Perché la società stessa lo guarda male, figuriamoci il mondo del lavoro.

          • Ceraunavodka
            Ceraunavodka 17 Giugno 2016 alle 9:58

            mai pensato che per loro possa essere più semplice, le politiche di sostegno dovrebbe lavorare anche in questo senso avendo a modello i Paesi del nord europa.

    • Rispondi Faby 18 Giugno 2016 alle 8:51

      Sinceramente non tutti gli uomini sono uguali, sono mamma da due anni e anche libera professionista, da quando è nata mia figlia io e mio marito ci alterniamo e quando non conciliano gli orari ci sono le nonne e quantomeno una bisnonna sprint.
      I figli sono.un dono ma ci sono tante difficoltà che ti si propongono ogni giorno e solo quando vedi il loro sorriso ogni problema passa. Forza mamme

  • Rispondi Mammarch 16 Giugno 2016 alle 10:35

    Io sono volata fino in Western Australia anche per poter avere un lavoro da architetto e conciliarlo con la famiglia. I
    l primo anno è andata bene perché ho ottenuto di lavorare tre giorni full time e due giorni dalle 8 am alle 2 pm. I due pomeriggi a settimana con le mie bimbe sono state l’ossigeno per far girare tutta la complicata organizzazione fatta di scuola, nido, tate, au pair ed altre mamme in aiuto perché qui siamo da soli.
    Avevo un contratto a progetto, i progetti purtroppo sono diminuiti e mi hanno lasciato a casa. Dopo questa esperienza sono però risoluta a cercare un nuovo lavoro che mi conceda anche del tempo per le mie figlie.
    Ps: avevo iniziato quel lavoro full time, dopo un mese ho parlato in ufficio, spiegato la mia situazione e mi hanno ascoltato. Ecco, quaggiù hanno avuto il pregio di ascoltarmi, spero che capiti di nuovo in futuro a me e a tutte le madri 😉

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 16 Giugno 2016 alle 11:47

      Il pregio di ascoltare è una dote rara di pochi datori di lavoro illuminati. Comunque ce la farai 😉 Ti abbraccio, in bocca al lupo.

  • Rispondi Mummyinprogress 16 Giugno 2016 alle 11:21

    Già come si fa? Si ingoia l’amaro boccone del tempo di qualità. Perché diciamocelo, è amaro. Almeno per me. Un abbraccio!

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 16 Giugno 2016 alle 11:46

      Amaro soprattutto perché: ma è davvero di qualità?

  • Rispondi mammagnocca 16 Giugno 2016 alle 13:24

    Io ho due figli e un lavoro part-time atipico, lavoro 3 sere a settimana e gli altri giorni mattina e pausa pranzo. Per ora ci siamo organizzati con lui torna ed io esco, straziante, qualche volta li porto dalla nonna e il poco tempo “di qualità” che passiamo insieme è sentire le loro lamentele che dalla nonna non ci vogliono andare… non ceniamo insieme e quando li vado a riprendere stesse lagne che a casa non ci vogliono tornare, vogliono vedere il cartone ecc… UFFAAAA sto cercando di lavorare solo mattina e pausa pranzo… e mi chiedo quando andranno alle medie? Che faccio perdo altre ore di lavoro? D’altronde li abbiamo fatti noi i figli e noi li dobbiamo crescere! Il problema son sempre i soldi… il campus costa sui 100€ a settimana a figlio… per fortuna che 2 settimane vanno in vacanza coi nonni, perché non saprei a cosa rinunciare ancora… a pagare la tassa sui rifiuti?

  • Rispondi Fiorenza 16 Giugno 2016 alle 13:36

    #mybabymatteo ha appena 10 mesi e a settembre probabilmente andrà al nido (non potendo contare su nonni lontani, purtroppo) anche se io lavoro da casa, ma proprio perché lavoro dalle 22 alle 02, 03, 05 di notte. Sono stanca, a tratti la stanchezza non la sento neanche più così come non sento il bisogno di dormire tanta ne è….
    Mi sento in colpa quando mi dicono “goditelo io più possibile ora” oppure “lavori a casa e lo mandi al nido?!”, ma temo che questo tempo così non sia di qualità, non sia solo per noi….

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 16 Giugno 2016 alle 14:15

      Guarda io non so quale possa essere la soluzione, non so nemmeno se ce ne sia una. Di sicuro sono convinta che crescendo i figli, un po’ le cose migliorino, quindi stringi i denti e su, su che ce la farai

  • Rispondi Alessandra Voto (L'angolino di Ale) 16 Giugno 2016 alle 15:25

    Leggo con molto interesse il tuo post, perché mi trovo proprio in un periodo di scelte difficili. Lavoravo a tempo pieno in una grande azienda ad oltre 70 Km da casa (tutte le mattine sveglia alle 6 e rientravo in casa alle 20, sabati e domeniche inclusi). Poi è arrivato il mio piccolino e tutto è cambiato. Ho chiesto la possibilità di: un part-time; una flessibilità oraria in cambio di ore extra (svolte da casa); la possibilità di poter uscire prima utilizzando le mie ore di permesso arretrate; …nulla! Dopo 10 anni in un’azienda mi sono vista chiudere in faccia tutte le porte. Risultato? Mi sono appena licenziata. Andare a lavorare e stare in giro 13/14 ore al giorno per non riuscire a raccimolare i soldi sufficienti per pagare nido+tata+treno per me+ tutte le altre spese, è davvero inutile (senza contare che mio figlio lo vedrei dopo le 8 di sera!). Certo che dover arrivare a questo punto è davvero un insulto alla civiltà moderna e a tutte le mamme. Solo in Italia siamo costrette a dover prendere decisioni del genere…è davvero mortificante.

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 16 Giugno 2016 alle 18:01

      Mi dispiace molto, ma sono sicura che troverai la soluzione più giusta per te e per il piccolo. Un abbraccio.

  • Rispondi Nadia 16 Giugno 2016 alle 22:43

    Certo che è dura! Viviamo in Svizzera e i nonni sono lontani (Sicilia e Perù). Ci dividiamo tutto 50/50 e abbiamo un calendario comune per ricordarci a vicenda i propri impegni a lavoro. Ma tutto crolla se il nano si ammala. Per fortuna ho una capa che mi concede molta flessibilità e spesso posso anche lavorare da casa. Ma lo stesso è difficile e siamo sempre stanchi.
    Sensi di colpa? Un po’. Specialmente quando vado ogni tanto a prendere il nano all’asilo e le maestre sono sorprese di vedermi (lavoro in un’altra città, quindi è il papà a portarlo e prenderlo dal nido tutti i giorni). E la Svizzera per giunta è un paese dove sei un po’ guardata male se sei mamma e lavori a tempo pieno. Ma poi penso a mia madre che ha cresciuto 3 figli con un lavoro da manager e la colpa va via. Non mi sembra di avere traumi per averla vista dopo le 7 di sera. Anzi, vedevo come adorava il suo lavoro e cercava di essere la migliore. Spero che pure il mio bimbo capirà.
    Teniamo duro ragazze!!!
    Ps. A luglio mando il nanetto in Sicilia dai nonni. Ha solo un’anno e mi si spezza il cuore. Ma dopo un inverno orrendo pieno di malattie per colpa del nido… se io e marito non andiamo in vacanza per gli affari nostri, avremo il crollo nervoso. Quindi, genitori rilassati = bimbo rilassato!

  • Rispondi Barbarella 22 Giugno 2016 alle 12:23

    ciao a tutte. Come si fa? per cominciare è bello confrontarci tra noi e sapere che non siamo sole. Che come noi anche altri hanno questa brutta morsa allo stomaco e senso di colpa. Che non è COLPA nostra, che ciò significa comunque dare il massimo, come genitori

  • Rispondi serena 23 Giugno 2016 alle 11:41

    Io abito in svizzera. Ho un lavoro part time atipico(a volte fino alle 17:30 a volte fino alle 13:30). Niente nonni niente babysitter. Due bambini, una al nido, uno al kindergarten. Sono fortunata, ho molta flessibilità sul lavoro. Mio marito lavora full time ma cerca di portarli e prenderli tutte le volte che puo’. Conosco molti papà che lavorano all’80% per stare di più’ con i figli. Con grandi equilibrismi sembra che la conciliazione a casa nostra al momento funzioni…pausa pranzo ridotta al minimo(o panino sul tram quando esco alle 13:30) e il sistema educativo svizzero che per quanto abbia il grande difetto del costo, in verità funziona molto bene con gli orari(e qui la giornata standard di lavoro è 8 ore, se non si considera la pausa pranzo). I nidi sono aperti dalle 7:30 alle 18:00(molti fino alle 19:00), la scuola dell’obbligo ha la possibilità di avere il bambino al doposcuola fino alle 18:00 (scegliendo quali giorni) e anche la pre-scuola dalle 7:00 alle 8:30 per chi deve andare al lavoro molto presto. E poi in alternativa al nido e al doposcuola ci sono le Tagesmutter, delle mamme che tengono 2-3 bambini oltre ai loro, che costano molto meno di una babysitter ( e i tuoi figli sono felici di essere in compagnia di altri bimbi). Ovvio tutto ciò’ costa abbastanza. Il nido tantissimo, il doposcuola molto meno( e ci sono sovvenzioni). I miei figli sono stati sempre contenti di andare al nido e ora al doposcuola. E comunque ho tenute sempre un pomeriggio libero(o un intero giorno) per stare un po’ di più’ con loro. Il nostro “piano settimanale” è molto complesso ma funziona (ogni giorno della settimana è diverso dall’altro). Al venerdì sera sono stanchissima ma in qualche modo non ho grandi sensi di colpa. Penso che se gli orari dei doposcuola e dei nidi fossero più’ flessibili in Italia e se ENTRAMBI i genitori potessero fare part time parziali come qui(non solo 50% )mantenendo stipendi decenti, ci sarebbe più’ qualità della vita delle famiglie. Probabilmente una utopia in Italia…….

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 23 Giugno 2016 alle 13:48

      Sì, hai detto tutto tu. Soluzioni ce ne sarebbero, ma non so quanto possano essere applicabili al nostro Paese che per cultura, prima che per struttura, da questo punto di vista ne ha ancora molta di strada da fare.

  • Rispondi Dony 1 Settembre 2016 alle 0:39

    Ci sono luoghi dove le elementari restano aperte solo fino alle 13:30 e senza pranzo. Senza possibilità di scelta.
    Che si fa?
    Niente, a momenti conviene non mandarceli e fare home schooling, perché che senso ha, mando i miei figli a scuola per far avere il part time alle maestre, per far lavorare loro, e io non posso lavorare perchè i miei figli dovranno pur mangiare da qualche parte…

  • Rispondi Laika 21 Settembre 2018 alle 13:46

    Il problema non è l’Italia, ma il capitalismo estremo che riduce le persone a risorse. Io vivo in Germania e qui non è molto diverso. Il problema è che, passatemi il termine, ce l’hanno messo a tutti in quel posto. Prima gli uomini guadagnavano abbastanza da mantenere una famiglia dignitosamente. Ora guadagnano meno e quindi anche le donne lavorano. Risultato = più forza lavoro per meno soldi.

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