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No kids. Per me è sì

Ieri mi hanno mandato questo articolo sulla tendenza “no kids” secondo la quale ristoranti, hotel ma anche voli aerei e stabilimenti balneari diventano “child free”. In pratica in alcuni luoghi pubblici i bambini non possono entrare. A quanto si legge nell’articolo la tendenza, che è nata in America ed è stata esportata in Europa, sta prendendo sempre più piede in Italia dove, pur non vigendo alcun divieto ufficiale, un target adulto è preferito da alcuni resort esclusivi (elencati nell’articolo).

Ora, lo so che verrò linciata, ma io mi trovo sostanzialmente d’accordo con questa linea di pensiero. La questione, che ieri sera a cena ha  creato un incidente diplomatico tra me e il Coinquilino, secondo me è, come al solito, più complessa, e soggetta a tutte quelle variabili che solo un figlio riesce a portare con sé. Però resta il fatto che io mi trovo a pensare che sia giusto creare una scelta.

Premetto due cose. La prima è che, a mio avviso, un bambino che fa confusione al ristorante fa confusione perché i genitori non sono stati in grado di insegnargli come ci si comporta, quindi secondo me resta fondamentale che un genitori insegni al proprio figlio ad essere ben educato. La seconda è che resto fermamente convinta che i bimbi stanno meglio a casa loro e i genitori, solitamente, se escono si godono meglio la serata se sono soli. Non sempre c’è la possibilità di lasciare il proprio figlio a qualcuno ma, personalmente, preferisco uscire meno ma senza pargolo. A meno che non vada in ambienti confortevoli anche per il Nano.

Detto questo non trovo nulla di male nell’offrire la possibilità a chi non ha figli, o non vuole i figli degli altri tra le scatole, di scegliere dove passare le proprie vacanza o dove cenare. E di farlo in ambienti nei quali non si incontrano bambini che corrono intorno al tavolo o che urlano per tutto il tempo.

Non vedo dove sia l’inciviltà di offrire un’alternativa e di dare un servizio a chi decide di non uscire con i propri figli. D’altra parte resta la necessità di avere nel nostro Paese strutture attrezzate per chi, invece, decide di portare i figli con sé anche ai concerti, ad esempio, o in giro per musei e a cena fuori. Una grande, immensa, difficile da colmare necessità.

Sono, o non sono, una pessima madre? E voi, che ne pensate degli ambienti “no kids”? 

 

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48 Commenti

  • Rispondi serena 28 Gennaio 2014 alle 12:56

    mmmm….anni fa sono stata in vacanza in un club Med 18-30. entravano solo i maggiorenni e i “vecchi” sopra i 30 non erano i benvenuti. E’ stata una vacanza STREPITOSA. Ovviamente per la mia testa da 23 enne. Oggi come oggi non potrei ovviamente entrare. Non solo perché ho Lavinia ma anche e soprattutto perché sono “vecchia”. Detto ciò, io sono d’accordo. Ci sono posti in cui i bambini creano confusione. Posti in cui magari la confusione non è prevista. E’ anche vero però da mamma che oggi come oggi se devo scegliere un posto dove andare in vacanza prediligo quei posti che hanno delle attività a loro dedicate. Perché è giusto che, pagando anche loro, siano non solo accolti ma coccolati come si deve. Per cui via libera ai posti “child free” ma un po’ più d’attenzione nei posti invece in cui i bambini sono ben accetti (ma non sempre coccolati)

  • Rispondi malanotteno 28 Gennaio 2014 alle 12:59

    io credo che non si possa imporre il proprio figlio se non si è in grado di gestirlo, ma anche che non si possano imporre ai bambini comportamenti da adulti. Un bambino di tre anni si può pretendere che mangi seduto e non che corra in giro per tutto il ristorante disturbando, che parli sussurando no. E se qualcuno non li vuole ha diritto ad un offerta per lui, così come le famiglie avrebbero diritto a offerte per loro. that’s it. non credo c’entri l’essere bravi o pessimi genitori.

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 28 Gennaio 2014 alle 15:06

      Sono d’accordo soprattutto sul fatto che bisogna essere consapevoli, di noi e dei nostri figli 🙂

  • Rispondi polpettesimo45 28 Gennaio 2014 alle 13:11

    sostanzialmente d’accordo con te.

  • Rispondi elisabetta demurtas 28 Gennaio 2014 alle 13:35

    ok. io non ho kids e un motivo ci sarà
    Concordo però con quanto ha scritto un’ amica tedesca “Bambini sono gioia, fanno parte di società sana”

    Ma allora com’è che mi siedo al tavolo del mio ristorante preferito pronta a godermi la mia esperienza sensoriale (gusto&olfatto) e frotte di bambini urlanti e indemoniati mi frullano intorno impedendomi di sentire quello che dice il simpatico marito dall’altra parte del tavolo? Quelle mamme e quei papà noncuranti hanno di certo dei tappi nelle orecchie e sanno sicuramente leggere le labbra dei loro commensali.. e dov’è la gioia della società sana?
    C’è un problema di educazione son certa, e inoltre, mamme e papà siete sicuri che i vostri pargoli siano interessati all’ultimo menu degustazione dello Chef o a fare l’aperitivo?

    Detto questo, perché non differenziare?
    Sale fumatori/sale non fumatori, sale dog free/sale dog yeah, sale kid free/sale bambini- venite- e -rovesciate- il- locale- tanto- è- incluso- nel- servizio- e -la -vostra- mamma- si- gode- la- serata- serena. E pure la signora del tavolo accanto.

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 28 Gennaio 2014 alle 15:00

      Sottoscrivo ogni parola, soprattutto quando dici che ai bimbi non frega una mazza di alcune situazioni. Il Coinquilino a momenti mi lascia quando ho parlato delle sale dedicate…eh, è proprio vero, diolifaepoilazzoppa.

  • Rispondi rossana 28 Gennaio 2014 alle 13:56

    Sono d’accordo.
    Quando non avevo bebè guardavo con gli occhi sbarrati i bimbi che mi piombavano al tavolo del ristorante oppure che mi insabbiavano al mare.
    Lanciavo alle mamme sguardi infuocati.
    E ora non esco se devo diventare pazza solo perché ho una bimba.
    E si sono una pessima mamma perché a volte vorrei uscire per l’aperitivo che non ricordo nemmeno più e sono pessima perché a volte la pianto con il babbo e scappo al cinema. Ole’ evviva l’ora d’aria!

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 28 Gennaio 2014 alle 14:56

      E già evviva l’ora d’aria. Non è facile conciliare, per niente. E se si può scegliere, beh, io sono d’accordo!

      • Rispondi rossana 28 Gennaio 2014 alle 22:07

        E poi io non sono una vecchiona. Ho trenta’anni e una bimba di quattro appena appena un po’ mi muovo ma prima non è semplice. Parlo di sciocchezze …. il seggiolino dà tavolo non in molti posti non è contemplato, in bagno lo spazio bimbo non c’è, posate per piccoli o tovagliette carine ma va …… questo per dire che in molti luoghi la generazione piccolletti non é nemmeno contemplata! Non è voglia di uscire o meno è dove per non fare una fatica estrema che nemmeno la scalata della cima più alta del mondo.

        • Ceraunavodka
          Rispondi Ceraunavodka 29 Gennaio 2014 alle 10:04

          già non è semplice. e la poca organizzazione dei locali non aiuta né le mamme né i figli

  • Rispondi Maternitudine 28 Gennaio 2014 alle 14:12

    Tendenzialmente sarei d’accordo con te, però la cosa a volte causa non poche difficoltà. Io vivo a Londra e qui questa politica si applica ai pub. Ufficialmente sarebbe vietato l’accesso ai bambini dopo le cinque del pomeriggio, in realtà però la maggior parte vieta l’accesso tutto il giorno. Quando sono fuori e mi capita di dover allattare è un po’ seccante dover fare il giro di tutta la via chiedendo umilmente di lasciarci entrare. Un paio di volte mi sono ritrovata ad allattare nel parco. Mi andrebbe anche bene, se non fosse che è inverno…
    Complimenti per il blog! Ti ho “scoperta” da poco e ti seguirò volentieri!

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 28 Gennaio 2014 alle 14:55

      Ma infatti i fanatismi, come al solito, generano mostri. Mica è una caccia alle streghe la mia, ci mancherebbe. Nel post lo scrivo che il problema dell’Italia (ma a questo punto non solo) è la mancanza di strutture, o spazi, dedicati alla famiglia: se ce ne fossero di più i problemi diminuirebbero. o sarebbero più facili da affrontare 🙂

  • Rispondi Angela 28 Gennaio 2014 alle 14:20

    Mah…boh..sono in un mare di contraddizioni a proposito;sono dell’avviso che la buona educazione si impara tra le mura domestiche ma é anche vero che a volte anche la migliore delle scuole,rigida o elastica,imposta o libera,può fallire andando a sbattere contro bambini non cattivi,ma testardi come muli ai quali voglia tu ad insegnare…e allora??in questi casi??si rinuncia ad uscire?io personalmente ora ricomincio a mettere il naso fuori casa a cena,mio figlio(8mesi) si è “civilizzato”2 mesi fa,prima ogni uscita erano pianti e urla e al ristorante le occhiate malefiche che prima saettavo alle mamme ora erano per me..certo,si esce per rilassarsi o per chiacchierare un po e nani scorrazzanti per i tavoli sono fastidiosi..ma chi non ha Santenonne a disposizione o soldi per pagare baby sitter ed uscire di casa che deve fare??forse sarà meglio riparlarne tra qualche mese,quando i nani cammineranno e il bel tempo ci chiamerà a fare la muta della pelle che abbiamo accumulato in questa stagione di freddo e pioggia!!!!!AI POSTERI L’ARDUA SENTENZA!!!!;-)

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 28 Gennaio 2014 alle 14:53

      Hai ragione, non è facile soprattutto perché non tutti hanno la possibilità di lasciare i pargoli. Anch’io che ho una nonna a disposizione ne approfitto talmente tanto durante la settimana per motivi di lavoro che il fine settimana mi trovo senza. Ogni situazione è a sé come ogni posto. Dico solo che se si offre la possibilità di scegliere non ci vedo nulla di sbagliato.

  • Rispondi francesca 28 Gennaio 2014 alle 17:45

    Premetto che pur mamma, non sopporto la scusa “che ci vuoi fare, sono bambini” però sti bimbi pagano le conseguenze di genitori che si appoggiano sui luoghi comuni che ai bambini è permesso tutto, ritrovandosi poi a vedere locali obbligati a mettere dei paletti. Fossi in loro, lascerei fuori i genitori!

    Io personalmente, per come sono, mi porto mio figlio ovunque, siamo stati ad un rave, pensa te, facendo i turni con il mio compagno mentre il bimbo dormiva ho avuto pure tempo di bere abbastanza, ma mio figlio frequenta postacci da quando era in panza ed è socievole ed “educato” in ogni ambiente in cui lo porto, cioè destroyer.

    Chissà che non fanno per me i posti tranquilli dove un bimbo si ucciderebbe di noia, perché è questo il vero problema, ma appoggio ogni mozione a favore di spazi dedicati -che dillo al tuo compagno, mica sono lager!- e un po’ di coerenza quando si passa dall’altra parte della barriera: finché non si hanno figli non si vogliono quelli degli altri, ma appena arrivano si pretende che piacciano a tutti e di imporli sugli altri, anche questo succede!

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 28 Gennaio 2014 alle 21:14

      Io sottoscrivo ogni tua parola. E ti abbraccio. Te, il tuo bambino educato e la tua saggezza. Grazie

  • Rispondi V 28 Gennaio 2014 alle 17:55

    mah…io non sono tanto d’accordo…questa cosa di paragonare implicitamente i bambini ai cani o ai fumatori crea nella mia mente immagini assurde….non mi piace molto l’idea.

    Poi si, i bambini possono essere davvero fastistidiosi, davvero urlanti, a volte sono gli esseri più indisponenti che possano esistere.
    E soprattutto sono convinta che l’educazione arrivi fino a un certo punto: puoi affliggerti quanto ti pare a dirgli no, non è scontato che proprio quel giorno che sei seduto in aereo o al ristorante verrai ascoltato.
    Non tutti i bambini sono facili…

    Però sono esseri umani e porcamiseria anche noi genitori lo siamo, e a me questa cosa del “Tu qui non puoi entrare”, “tu qui non sei gradito” mi fa davvero impressione, e trovo impressionante che ci siano tante persone che appoggiano quest’idea…

    E se facessero dei ristoranti “single free”? Non lo trovi stridente?

    Non so, a me quando si parla di dividere l’umanità per macro-categorie puzza sempre un po’!
    V

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 28 Gennaio 2014 alle 21:12

      Sul fatto che l’educazione arriva fino ad un certo punto mi trovi perfettamente d’accordo. Credo che quella del no kids sia solo una scusa, un pretesto per parlare di figli al seguito o no. In Italia le strutture che hanno detto sì sono davvero poche e destinate alle tasche di pochissime ma metrite nell’ottima del commerciante: lui offre un servizio. E mentre quello affianco offre servizi di baby sitting lui offre il silenzio di un posto non frequentato da bambini. Anche perché, secondo me, i bambini soffrirebbero terribilmente nell’essere trascinati in quel posto.

      • Rispondi V 29 Gennaio 2014 alle 11:19

        Sarebbe bello che ci fossero ristoranti con servizi di baby sitting in effetti…. o basterebbero egli esercizi commerciali dove trovare un seggiolone senza dovertelo portare da casa, o un posto dove cambiare sti nani, che io quando sono in giro e Pesciolino la fa (e dio solo sa quanta ne fa!!) vado in crisi mistica e lo ignoro piuttosto che cambiarlo sulla tavoletta del gabinetto … sono anch’io una pessima madre, si! 😉
        V

  • Rispondi gaiolita 28 Gennaio 2014 alle 20:06

    Non sono d’accordo, perchè temo di piu’ gli adulti maleducati che strillano al cellulare o le comitive rumorose che si siedono accanto al mio tavolo.
    Scusate la banalità :“tutti gli adulti sono stati bambini una volta, ma pochi di essi se lo ricordano”.

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 28 Gennaio 2014 alle 21:09

      Sono d’accordo. Gli adulti maleducati sono quelli che poi avranno figli “strilloni”. Il concetto era che sono d’accordo al poter scegliere. Anche di non sedersi al fianco di comitive rumorose

  • Rispondi Gorgeousbabyblog 28 Gennaio 2014 alle 22:43

    Ciao! Ti ho scoperta da poco e ho letto qua e la.
    Ho sempre portato i miei figli a cena fuori. Direi che a naso si capisce se un ristorante e’ indicato o meno per bambini… Mi da un po’ fastidio questo “rifiuto” dei bambini. Del resto ci sono adulti maleducati e bambini educatissimi. Io trovo normale che un bambino ringrazi il cameriere, qualcun’altro magari no.
    I miei figli farebbero vergognare tanti adulti chiassosi. Se non la tiro troppo per le lunghe, a cena stanno seduti e tranquilli.

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 29 Gennaio 2014 alle 10:06

      Hai assolutamente ragione nel dire che ci sono bambini educatissimi (e adulti inqualificabili) e certo che spetta al buonsenso del genitore capire dove portare il figlio. Quello che dicevo è che secondo me è giusto che l’altra faccia della medaglia, cioè chi non ha figli per scelta o meno, possa scegliere questo aggiuntivo servizio che, ripeto, è ancora (giustamente) ristretto a pochissime strutture.

  • Rispondi Pizzico di Sale 29 Gennaio 2014 alle 9:22

    Secondo me più che locali No kids, ci dovrebbe essere il rispetto per gli altri, grandi o piccini. Che senso ha portare un bambino in un posto in cui non può comportarsi naturalmente? come genitori non ci dovrebbe nemmeno venire l’idea di andare in SPA, ristoranti di lusso ecc con un bambino, semplicemente perchè non sono posti adeguati alle sue esigenze. Quindi, in conclusione, se gli adulti avessero buonsenso non saremmo costretti a inventarci divieti.

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 29 Gennaio 2014 alle 10:10

      Giustissimo. Come dicevo però io ho trovato che fosse semplicemente un’offerta commerciale indirizzata a chi vuole un servizio diverso. Sulla pagina fb mi ha scritto un ristoratore, padre, che ha deciso di fare questa scelta per motivi puramente lavorativi. Se la vedi così non è tanto sbagliata, sempre che a contro bilanciare l’offerta ci siano adeguate strutture dedicate alle famiglie

    • Rispondi Silvana - Una mamma green 29 Gennaio 2014 alle 10:49

      Come ho scritto anche sulla tua pagina Facebook, a me va benissimo che ci siano luoghi children-free, a patto che ce ne sia almeno qualcuno a prova di bambino! Nella realtà in cui vivo, le possibilità sono davvero poche: neanche le classiche pizzerie per famiglie offrono comfort minimi come fasciatoio e seggiolone. Secondo me si potrebbero battere delle strade intermedie, come orari e sale riservate. E poi, certo, lasciare anche dei locali “vietati” ai bambini. Comunque, forse la madre snaturata sono io, che invece porto mio figlio con me il sabato sera (in luoghi e orari consoni, chiaramente). Mi sembra un regalo da fare a lui, quello di insegnargli a “stare in società”, e a me stessa, che in un battito di ciglia mi ritroverò con un preadolescente che non vorrà uscire con me nemmeno se supplicato.

      • Ceraunavodka
        Rispondi Ceraunavodka 29 Gennaio 2014 alle 13:03

        Lo sai che approvo. Solo nell’ultima parte non mi trovo tanto d’accordo. Per me l’uscita è un momento di relax e quando posso lascio Pietro a meno che non vada in posti adatti (che poi questo è vero nella teoria, nella pratica ce l’ho quasi sempre appresso)

    • Rispondi Silvana - Una mamma green 29 Gennaio 2014 alle 10:52

      PS. alla SPA io ci sono stata, con Davide che aveva solo 5 mesi. In Trentino, in albergo che riservava un paio d’ore di pomeriggio alle famiglie con nani al seguito. C’era una piscina dedicata ai bambini, mentre io sguazzavo lì con mio figlio, suo padre si godeva sauna, bagno turco e via dicendo. E poi viceversa a turno, ovviamente. Senza rompere le palle a nessuno, e senza escludere nostro figlio (nuotatore provetto) da un’esperienza che ha arricchito anche lui.

      • Ceraunavodka
        Rispondi Ceraunavodka 29 Gennaio 2014 alle 13:04

        credo che in realtà a me sia la pigrizia a bloccarmi. Mi sento sfinita solo all’idea di portarlo con me in piscina anche se ritengo giustissimo fargli fare tutte le esperienze del caso in luoghi adatti

  • Rispondi Aaannalisa 29 Gennaio 2014 alle 10:39

    Qualche mese fa sostenni la legittimità di vacanze, treni, cinema, ristoranti child-free in una altro blog, e venni linciata. Ero già mamma, ma ricordavo e ricordo ancora bene il terrore che provavo quando, salendo in uno degli innumerevoli treni da pendolare che prendevo un tempo, scoprivo che nella mia carrozza c’erano un paio di fratellini “vivaci”. Ci dev’essere la possibilità di scegliere. Con ciò si aggiunge e non si toglie!

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 29 Gennaio 2014 alle 12:49

      Ho scoperto che in rete il linciaggio è lo sport preferito. Credo che i più lo usino come sfogo alle frustrazioni quotidiane 🙂

  • Rispondi marghe 29 Gennaio 2014 alle 13:12

    ovviamente concordo sulle tue affermazioni di puro buon senso, i bambini vanno educati, è giusto offrire un’alternativa…
    eppure questa tendenza “no kids” mi mette una tristezza infinita, per il semplice fatto che è GIA’ così: la maggior parte di locali non sono attrezzati per accogliere bambini e da lì derivano i problemi di convivenza con gli altri clienti. Se al contrario si attrezzassero i locali con delle zone sfogo per bimbi dove giocare, attrezzature adeguate etc… probabilmente saremmo tutti più contenti.
    ti è mai capitato di essere in giro da sola col pupo e dover fare pipì? come si fa? sembra quasi che qui in italia chi è mamma debba stare chiusa in casa!

  • Rispondi ilmerloinnamorato raffaella 29 Gennaio 2014 alle 13:32

    Io stracondivido i luoghi dedicati per aggiungere e non per togliere. Prevedendo magari sempre più luoghi family friendly. Noi non usciamo spesso con i due marmocchi, ma quando lo facciamo si vede di tutto. Non penso di avere dei figli soldatini, ma dei normali bimbi capaci di provocati e di farti a volte raggiungere il limite. Ovviamente quando sei con altre persone…che c’è di meglio 🙂 Ma non credo che dire “ma sono bimbi” possa bastare, noi siamo qui a posta x mettere qualche paletto ed insegnare il rispetto per le cose e le persone vicine a noi. Altrimenti ci si troverà fra qualche decennio con qualche adulto con cell acceso a teatro ed in biblioteca, in più. Forse provocherei con ristoranti genitorisbadati free;)

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 29 Gennaio 2014 alle 22:06

      D’accordissimo. Quello del: “sono solo bambini” è una scusante che da genitore non mi sembra giusto concedersi. I bambini vanno educati che non significa togliere loro il tempo per essere bambini, giocare ed essere spensierati. Si può fare tutte queste cose ed essere educati allo stesso tempo ma, a volte, sembra un concetto impossibile da spiegare 🙂

  • Rispondi veronica 29 Gennaio 2014 alle 14:08

    Premettendo che sono sostanzialmente d’accordo sul fatto che ci possano essere locali “child free”, che ho visto bambini frequentare locali che già il genitore dovrebbe considerare out per il bambino e non viceversa (!) mi sento di dissentire sui vari commenti “la buona educazione si impara in casa” “i genitori non sanno educare a comportarsi” etc..
    Io, madre di un figlio ADHD, mi impegno tanto!! Eppure!!
    So che chi ci guarda dall’esterno pensa “non sanno proprio come educare questo bambino!” ma vi assicuro che “FACCIAMO IL QUADRUPLO DEL LAVORO OTTENENDO LA META’ DEL RISULTATO”!!
    Dico questo solo per permettere a chi non lo sa, di capire che la vita non è fatta solo di Bianco o Nero! Purtroppo.
    Quindi per concludere noi (famiglia adhd^_^) capiamo e, di solito, ci “autoescludiamo”!
    Senza rancore. ;-P

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 29 Gennaio 2014 alle 22:10

      Guarda, io sono la prima a dire che hanno un po’ rotto le palle con questo dare la colpa di tutto solo all’educazione che, chiaramente, è fondamentale. Penso che non sempre basti, che quando un bimbo esce dall’ambiente familiare si scontra con talmente tante variabili che non è possibile prevedere il suo comportamento. Resta il fatto che, secondo me, va data una modalità di comportamento e vanno sempre, sempre, spiegate le motivazioni che stanno dietro a quello che diciamo loro

  • Rispondi elisaMammadiGnomo 29 Gennaio 2014 alle 21:55

    non ho niente di intelligente da aggiungere, sob.
    avete già detto tutto, sigh.

    ecco posso dire che sono a favore della scelta: la scelta di mangiare in pace senza bambini altrui che urlano/rompono/corrono, la scelta dei genitori di poter mangiare al ristorante con spazi adatti anche per i bambini, la scelta di lasciare i bambini a casa e godersi una serata tra adulti.

    mio figlio non è facilmente gestibile fuori casa: ha 10 mesi e ancora non posso dire che i miei sforzi di renderlo educato e civile abbiano avuto un gran successo, come è ovvio che sia. e poi gli piace esplorare, muoversi e non sempre è possibile. se poi vuole scendere dal seggiolone o passeggino non è ancora in grado di esprimere il suo desiderio o disagio in una forma che non sia un grido infastidito e allora evito di infliggere questa pena agli altri oppure vado in posti in cui so che le lagne e le scorribande dei bimbi sono non solo ben accette ma anche previste oppure esco con almeno una decina di amici che, a turno, se lo spupazzano.
    altrimenti sto a casa, risparmio energie e aspetto che diventi più gestibile.
    sbaglierò ma…beh ma provate voi con Gnomo…e poi mi dite ahahahah

  • Rispondi Gaia 20 Febbraio 2015 alle 16:39

    Premetto che non ho figli, ma sono in fase di “progettazione”. Il concetto di mamma-chioccia mi terrorizza talmente tanto che non faccio che cercare online testimonianze di genitorialità “alternativa”, forse perchè le amiche mamme il cui mondo ruota intorno ai figli mi fanno passare la voglia di metterne al mondo uno mio, e così ho trovato questo blog.
    Dunque, mio fratello gestisce un live club notturno, uno di quei posti dove si beve, si ascolta musica perlopiù sperimentale e i volumi sono alti. I miei cugini, volendo organizzare una serata insieme, hanno proposto di farlo nel club “di famiglia”, e lì è scattata la fatidica domanda “il locale è adatto ai bambini?”. Questo perchè le mie cugine-mamme hanno l’abitudine di trascinarsi i figli in qualsiasi situazione, compresi gli addii al nubilato (che ovviamente devono essere children-friendly, e pazienza per la novella sposa). Ora, premettendo che un locale notturno chiaramente NON è adatto ai bambini – e l’ho fatto presente – per me è il concetto stesso, che è senza senso. I miei genitori, quand’ero piccola, uscivano ogni venerdì, rigorosamente senza noi figli, che rimanevamo con la nonna senza molti traumi (e quando i miei tornavano, e mi raccontavano delle loro serate fuori, per me era meglio delle favole, immaginare quel misterioso mondo notturno a me inaccessibile). Fare un figlio comporta necessariamente sacrifici, e credo che si debba mettere in conto PRIMA, e in base al propria situazione personale, a cosa si sta per rinunciare. Se si può fare affidamento su un aiuto bene, chi purtroppo non ha questa fortuna dovrebbe, appunto, essere pronto al sacrificio, piuttosto che cercare soluzioni buone per sè, ma negative per il proprio figlio e per gli altri. Perchè, diciamoci la verità, oltre al fatto che un locale notturno non è adatto a un bambino, c’è da dire che chi decide di fare serata in un locale notturno i bambini, lì, non ce li vuole trovare.

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 21 Febbraio 2015 alle 17:14

      Hai ragione su tutto. Come dici te bisogna mettere in conto il sacrificio, mi rendo conto però che a volte è davvero dura rinchiudersi in casa. A me, quando non posso lasciarlo, mi viene naturale perché uscire e frequentare alcune persone e alcuni post con lui mi fa sentire solo a disagio. Ma che ti devo dire? C’è così tanto di diverso in ogni mamma che, probabilmente, anche loro (anche se io non le vedo) avranno le loro buone ragioni

  • Rispondi Pino lettieri 30 Agosto 2015 alle 12:10

    Credo che il problema sia da inquadrare nell assoluta miopia dei gestori dei locali, ristoranti, hotel villaggi che siano. Fin che hanno la pancia piena, finché continueremo ad affollarci in questi posti accettando tutto, maleducazione compresa, non canbieremo niente Quest anno al Blu Salento village, su oltre mille ospiti, circa trecentocinquanta erano bambini. Molti di loro, NON PAGANO!!!! ecco perchè si formano questi squadroni della morte(della nostra tranquillità) frotte di figli con due genitori paganti e tre, quattro figli urlanti che scorrazzano tra i tavoli nell indifferenza schifosa di mammina e paparino… La sala da pranzo immensa, poteva egregiamente essere divisa in ambienti ” famiglie con bimbi” e ” coppie senza figli” ( per capirci…)una struttura quattro stelle DEVE innanzitutto garantire il relax a chi paga.
    Non ci sarebbe voluto uno sforzo creativo e strutturale o imponente ma solo un po’ di buon senso. Non si tratta di denigrare, svilire, offendere nessuno. Si tratta di dare senso alla frase” la tua libertà finisce dove comincia la mia”

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