Quando si è innamorati, soprattutto nei primi tempi di un amore, capita spesso di dire all’altro “mi fai stare bene“.È qualcosa di più del “ti voglio bene“, più intimo, più coinvolgente, ma un po’ meno di quel “ti amo” che, magari non è ancora il caso di pronunciare. E poi è anche qualcosa di tremendamente vero.
Quella sensazione di benessere che si ha quando si sta insieme, quell’illusione di sentirsi complete solo quando si è insieme all’altro, quel bisogno di toccarlo, se allunghi la mano, perché se non lo trovi no, non stai affatto bene.
Ecco, a me quel “mi fai stare bene” sembra una condanna senza precedenti. Sia chiaro: l’ho detto, l’ho provato, l’ho respirato, ma ogni volta mi fa tremare. Ho come la sensazione che quel “mi fai stare bene” sia il preludio di una dipendenza affettiva che difficilmente porta a qualcosa di buono.
Quel “mi fai stare bene” sottintende che il tuo benessere dipende dalla sua vicinanza e che quando lui o lei non ci sono accanto, allora quel benessere cessa di pervaderci. E allora che si fa? Si sta insieme ad ogni costo, in ogni attimo a disposizione, dimenticandosi di chi c’era nella nostra vita prima di lui o di lei. Amicizie incluse. Perché la sensazione è proprio quella: di stare bene solo ed esclusivamente se si sta insieme.
Ma non sempre si può. Perché magari lui ha un’altra o lei è sposata o perché, semplicemente, l’uno o l’altro non è interessato allo stesso modo al benessere di chi sta frequentando.
C’è una cosa che ho capito dei rapporti, una cosa che suona più o meno in questo modo. Non è vero che gli uomini sono stupidi, disinteressati o superficiali. È che quando ci sembrano così siamo noi che non gli interessiamo abbastanza. Loro sono in grado di farci stare bene, magari l’hanno fatto in passato, ci hanno convinto che il nostro benessere dipendesse fortemente dalla loro presenza perché realmente per un po’ è stato così. Poi però hanno smesso di farci stare bene e l’hanno fatto per un solo motivo: perché farci stare bene non era più tra le loro priorità.
La mia amica che soffre per amore a questo punto si alzerebbe, sbatterebbe il pugno sul tavolo e direbbe che la faccio facile io e che non parlavo così quando mi struggevo per qualche tipo che, da un giorno all’altro, aveva cambiato atteggiamento, con la stessa velocità con cui in questo periodo su Facebook si passa dall’essere sismologi ad essere esperti di politica americana. In realtà io me le ricordo benissimo quelle giornate infinite, sospese tra un “sono io che non sono abbastanza” e “certo che lui è proprio uno stronzo“. Quelle lunghe giornate passate a dirmi che senza di lui non sarei mai più potuta stare bene. Perché il mio benessere dipendeva realmente da lui.
Ecco, quello che ho imparato è che l’amore non si impone, la presenza quella sì, ma il sentimento no e se lui o lei perdono interesse allora non c’è nulla che possiamo fare. Se non prepararci a soffrire. A dimenticarci di quel “mi fai stare bene“.
Oppure potremmo iniziare a bastarci da sole, amarci un po’ di più, provare benessere e piacere anche stando con noi stesse, con le nostra vite piene di altro, che non sia un uomo o una donna al nostro fianco. E un amore magari malato, perverso, impossibile.
Io voglio specchiarmi e dirmi guardandomi: “mi fai stare bene“. E lo scrivo senza nessuna retorica. Lo scrivo perché sono visceralmente convinta che la dipendenza affettiva di molte donne non c’entri nulla con l’amore e che l’unico modo per sconfiggerla è amarsi un po’ di più.
Prendetelo come un post un po’ così, il mio post anticipato, visto che a giorni ne saremo pieni, per la giornata contro la violenza sulle donne.
2 Commenti
Sono le piccole cose a farti sentire a casa.
è proprio vero.