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Ma a ‘sti regazzini le batterie non si scaricano mai?

C’è una cosa che mi ha lasciata sempre basita di Pit. La sua capacità di attivarsi immediatamente appena sveglio. Praticamente succede che lui apre gli occhi, specialmente quando non deve andare all’asilo ed… è sveglio. Così. Senza esitazioni. Senza mezze misure. Senza tentennamenti. Lui la mattina si sveglia e fa cose per me impensabili tipo, chessò, scendere dal letto.

E ogni mattina io, che passerei tre quarti della mia giornata in quella fase fatta di apro-un-occhio-e-poi-ne-chiudo-duemigiro-e-mi-rigiro-aspettando-che-avvenga-il-miracolo-e-il-sonno-mi-passi-intanto-chiudo-di-nuovo-gli-occhi, ci rimango malissimo.

Proprio fisicamente male.

Tutta quella vivacità intorno a me, nei primi 30 minuti di lento abbandono del sonno, mi destabilizzano. Io che sono quella del metto la sveglia mezz’ora prima così almeno posso godere del piacere di posticiparla ancora e ancora e ancora. Io che sotto il piumone, pur di non alzare il culo, potrei camparci. E se dico camparci, credetemi, intendo camparci. Per dire, a volte a letto io ci lavoro pure.

Io che ho bisogno di tempo. E di un paio di caffè. Invece lui è là, attivo come non mai, con una voglia di vivere che io nemmeno il venerdì notte ai tempi d’oro e no, non lo puoi ignorare. Lui ha ricaricato le batterie ed è pronto per ricominciare. Semplice. Lui ha finito il suo ciclo di sonno e ora è pronto. Attivo.

Eppure, figlio mio, un minuto fa dormivi profondamente.

Mi spieghi come fai?

Ma soprattutto, figlio mio,  mi spieghi perché la stessa modalità di accensione immediata non te l’hanno installata anche quando si tratta di spegnersi?

No, perché la cosa che davvero mi lascia perplessa è che, nonostante si attivi presto e con un’energia a me pressoché sconosciuta, lui non si spegne mai. Mai. Mai. Nemmeno dopo una giornata passata fra asilo, baby park, corse, lotte, arrampicate libere tra poltrona e divano, salti sul letto, cena fuori con gli amici, “giusto un po’” di televisione, costruzioni, favole della buonanotte, urla e balli.

Non c’è niente da fare, dopo una giornata di oltre (molto) dodici ore lui è ancora lì che parla. E parla, parla, parla, parla, parla, parla con una logorrea che tu non pensavi possibile mentre, inerme, ti chiedi come cribbio faccia. D’altra parte siete svegli dalla stessa ora, minuto più minuto meno, e tu hai avuto una giornata intensa, per carità, ma pure lui non è che scherzi.

Solo che, mentre tu desideri solo un po’ di silenzio, magari dopo esserti stesa senza nessuno che ti salti sulla pancia, o di goderti mezz’ora di chiacchiere tra adulti, con un tono di voce che sia, se non sussurrato, quanto meno umano, lui ti chiede di giocare. G-I-O-C-A-R-E. Ancora.

E l’unica cosa che ti consola è quel pensiero, piccolo e bastardo, di te, fra circa quindici anni, che la domenica mattina passerai l’aspirapolvere, ascoltando musica a tutto volume, proprio davanti alla sua cameretta.

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3 Commenti

  • Rispondi Nadia 16 Gennaio 2017 alle 22:28

    Proprio in questo istante mi trovo nella condizione di fare nessun rumore di alcun tipo perché spero che dopo giochi, salti, balli, cartoni e giochi e giochi e giochi, si sia al fine spenta. Dove e’ il pulsante off????

  • Rispondi Patty 23 Gennaio 2017 alle 12:12

    Ahahahahhaaaahahah vero…. non vedo l’ora!

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