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Le estati della mia infanzia

Le estati della mia infanzia sono quelle che ti tornano indietro con ferocia quando sei adulto, alla vigilia di ogni estate.Sono quelle che ti convincono che quello all’estate è un tuo diritto, che all’estate in fondo hanno diritto tutti e tu non ci pensi che crescendo l’estate non avrà più lo stesso colore, ma nemmeno lo stesso odore. E nemmeno lo stesso sapore.

Sono le cartoline del paese da dove vengo io, impresse nei miei occhi e nel mio cuore, sono i pomeriggi passati ad oziare aspettando che arrivasse l’ora di uscire e incontrare “gli altri”.

Sono le giornate passate al mare, con la sabbia sulla pelle e il sale tra i capelli, ad entrare ed uscire dall’acqua, a fare castelli di sabbia, a giocare senza sentire la stanchezza, né il sonno, né il sole che scotta.

Le estati della mia infanzia sono i campi di papaveri, lo struggimento che ce lo hai dentro però non ha ancora un nome, i gelati la sera in piazza, gli amici dei tuoi genitori che sono anche un po’ i tuoi e che, d’estate, ti sembrano un po’ più felice.

Sono le mie amiche, quelle con cui sono cresciuta, compagne sempre presenti, con le quali si andava al bar aspettando che “i grandi” ti degnassero almeno di uno sguardo.

L’estate della mia infanzia sono foto mai scattate (a proposito sto pensando di prendermi una fotamera digitale di Panasonic ma accetto volentieri vostri consigli) di situazioni e occasioni che oggi, ti chiedi, non sei sicura se le hai vissute davvero o se erano solo un effetto della canicola estiva.

Le estati della mia infanzia sono tutto quello che succede prima di accorgerti che sei cresciuta e che le estati ora, appartengono all’infanzia dei nostri figli. Anche se io all’estate da adulti non mi arrendo ancora.

 

Post in collaborazione con Panasonic.

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