Ilaria Maggi è la presidente de La via dei colori, l’onlus che si occupa dei minori vittime di violenze nelle strutture. Ilaria Maggi, prima di diventare presidente dell’associazione, è stata protagonista di un terribile episodio che ha coinvolto il suo bambino che, nell’asilo Cip e Ciop di Pistoia (soprannominato dalla cronaca “l’asilo degli orrori”), è entrato a 7 mesi per uscirne dopo oltre due anni. A causa di quella stessa vicenda che ha avuto il suo epilogo giudiziario, che ha visto le maestre accusate condannate a 5 e a 6 anni di carcere, proprio qualche settimana fa.
Ilaria, la tua maternità prima e dopo il brutto fatto accaduto a tuo figlio, è cambiata?
Sì certo, episodi di questo genere mettono in seria difficoltà la capacità genitoriale e radono al suolo quelle poche certezze che ti eri fatta nei primi mesi/anni di rapporto con tuo figlio. Per prima cosa viene proprio a mancare la capacità di “sgridare” o comunque porre regole e freni perché qualunque cosa ti pare troppo forte dopo quello che hai visto fare a tuo figlio in quei video. È come se dovessi accarezzare una persona che ami e che è ferita, hai paura di farle male qualunque cosa tu faccia, ti pare di tenere in mano un frammento di cristallo ed invece i bimbi vittime di violenza hanno proprio il bisogno di essere abbracciati forte, guidati e “arginati” dai propri genitori che nel momento in cui vorrebbero solo lasciarsi andare al dolore, devono invece proprio diventare colonna e fondamenta dalle quali ripartire.
Immagino che quando hai saputo tu ti sia colpevolizzata. Che cosa si può dire alle mamme che hanno vissuto, o stanno vivendo, la tua stessa situazione?
I sensi di colpa sono la prima cosa che arriva dopo lo “tsunami”, mi ci sono voluti anni di terapia per guardarli in faccia ed affrontarli e tutt’oggi quando litighiamo (io coi miei sensi di colpa), a volte perdo, ma passa subito. La realtà razionale è che è davvero difficile rendersi conto di cosa sta accadendo anche perché il nostro cervello per autodifesa tende a non volerci davvero pensare. Mio figlio andava volentieri a scuola, la sera non voleva tornare a casa, adorava le sue maestre e per tre mesi dopo l’arresto mi ha detto che gli mancavano, eppure cosa gli hanno fatto l’ho visto nei video, a volte si parla di Sindrome di Stoccolma, quando la vittima ama il proprio aguzzino, accade ai figli di genitori violenti ed anche alle persone rapite, e questo purtroppo può davvero confondere le acque. Ecco perché quando una mamma mi dice “A me non può succedere perché conosco bene le maestre e poi va volentierissimo a scuola” mi vengono i brividi. Esistono migliaia di maestre stupende e tante ci scrivono e ci aiutano ogni giorno, ma da bravi genitori dobbiamo anche essere onesti con noi stessi dicendo che potrebbe accadere a chiunque, e che se malauguratamente ci accadesse, la colpa non è nostra ma di quella specifica persona cattiva che deve essere denunciata e assicurata alla giustizia.
Cosa bisogna chiedere ai nostri figli per capire?
Essenzialmente non dovremmo chiedere niente ma guardarli, osservarli con attenzione mentre giocano e magari non sanno di essere visti, mentre disegnano o parlano con gli amichetti o con le bambole.
Nessuna domanda diretta alla quale si possa rispondere con un “sì” o con un “no”. Nessuna domanda suggestiva dove in qualche modo si suggerisca una risposta possibile. Abituiamoli a raccontarci tutto, a parlare di tutto sempre spronandoli a “costruire” la risposta. Il progetto “Parliamone Insieme” creato da “La Via dei Colori Onlus” in collaborazione con alcune delle psicologhe del nostro Comitato Scientifico aiuta proprio i genitori a “innescare” il dialogo coi figli rispetto ad argomenti delicati ed importanti. In pratica ci sono una serie di vignette molto semplici che rappresentano situazioni spiacevoli nelle quali possono incorrere i bimbi e come tormentone, l’animaletto protagonista torna a casa e si confida coi genitori che lo rassicurano. In moltissimi casi arrivati al nostro numero verde, l’utilizzo di queste semplici storie ha dato veramente risultati insperati.
E alle maestre? Perché, diciamolo, le maestre “mostri” sono solo delle eccezioni.
Ovvio che sì. Diciamolo e diciamolo a gran voce! Le maestre meravigliose esistono e sono la maggior parte. Maestre meravigliose hanno preso i nostri bimbi tra le braccia quando erano ormai ridotti ad un lumicino e li hanno fatti rinascere e tornare a credere nel mondo. Maestre meravigliose collaborano con la nostra associazione o ci chiedono aiuto consapevoli che stanno facendo il mestiere più difficile e più importante dell’universo e che hanno fra le mani il futuro del mondo! Ed è proprio sulle ottime maestre che vorremmo fare affidamento. Mettere in luce chi fa questo lavoro con amore e passione, sostenerlo e aiutarlo in maniera che non resti più spazio per chi invece non merita di accudire i nostri beni più preziosi è una fetta sostanziosa della nostra missione.
Se un genitore ha dei dubbi che cosa consigli di fare?
Chiedere aiuto a persone competenti in materia. Se vogliono possono chiamarci o scriverci in modo da poter capire insieme ai nostri psicologi e avvocati l’effettiva gravità del dubbio e l’eventuale percorso da intraprendere. Perché a volte un dubbio è davvero solo un dubbio da fugare, ma meglio farsi e fare una domanda in più che una in meno. La cosa che inoltre consiglio sempre caldamente è di non confidarsi sui social network o in pubblico magari con persone che non conoscono bene perché questo invece potrebbe diventare controproducente per loro. Parlare con noi, con un medico, un avvocato o con le forze dell’ordine vi assicura l’effettiva riservatezza dell’informazione e vi permetterà di essere tutelati e consigliati nel modo migliore per voi, per i vostri figli e per tutti gli altri bambini coinvolti.
E verso il bambino? Quale sono le prime accortezze da avere nei suoi confronti?
Per assurdo, nell’immediato post-trauma il bimbo è quello che sta meglio. È stato tolto da una brutta situazione, viene “viziato” di coccole da tutti e per un pochino sicuramente si sentirà sollevato. I problemi spesso arrivano invece nel momento dell’inserimento nella nuova scuola o con la nuova insegnante. Nella nostra esperienza questo è forse il momento più delicato sia per il bimbo che per famiglia e sistema scolastico, ed infatti spesso ci siamo trovati a gestire quello che di fatto diventa un problema nel problema. Anche in questo caso la Dott.sa Mancioli e la Dott.sa Righetti rispettivamente Responsabile dell’Apparato Psicologico-Giuridico e membro del nostro CS, hanno creato il progetto “Hakuna Matata” che si occupa proprio di fornire in questo delicato momento di passaggio, sostegno e consulenza alle scuole che prendono in gestione un bambino reduce da una situazione di abusi ed alla famiglia della vittima.
Ora come sta tuo figlio? Che percorso avete fatto insieme?
Mio figlio adesso sta ovviamente meglio ma la guarigione, come ci hanno insegnato gli psicologi che ci hanno guidato e aiutato in questi anni ad affrontare il trauma, non è mai lineare ma ciclica. In pratica è un po’ come quando ti fai un brutto taglio che va curato e fatto cicatrizzare, poi resta solo un piccolo segno che quando cambia il tempo torna un po’ a far male: così è per noi! La strada è ancora molto lunga ma ci siamo promessi a vicenda di non mollare mai e mai molleremo!
Che rapporto hai oggi con le strutture educative? Come si può instaurare di nuovo un rapporto di fiducia verso il personale educativo?
Così come esistono le maestre meravigliose esistono anche le strutture stupende che ci chiamano e ci chiedono come possono “riscattarsi” o “differenziarsi” da tutte queste brutture che si vedono ormai quasi ogni giorno. E con queste strutture mettiamo in atto progetti o idee che possano aiutare le famiglie a tornare a fidarsi dell’istituzione scolastica ed anche un po’ viceversa. L’idea principale è che intorno al bambino dovrebbe sempre crearsi una sorta di abbraccio dove scuola e famiglia collaborano attivamente avendo come unico e solo fine il suo benessere. La collaborazione e la trasparenza dei rapporti e dei bisogni secondo noi può e deve stare alla base della prevenzione.
Che cosa possiamo fare per l’associazione “La Via dei Colori Onlus”?
Una mia carissima amica mi ricorda quasi ogni giorno che l’oceano è fatto di gocce ed io lo ripeto sempre. Ogni aiuto sarà oro prezioso, ogni gesto, idea, donazione, nuovo amico, collaborazione. La nostra associazione è fatta da persone meravigliose che mettono a disposizione la loro professione e le loro idee ogni giorno, ma non siamo mai abbastanza, quindi se qualcuno ha voglia di aiutarci con quello che sa fare può seguire le istruzioni che ci sono nel sito per diventare un socio o un volontario attivo. In questo periodo di 730 poi c’è un gesto semplice e gratuito che però ci permetterà di realizzare tanti sogni che è la donazione del 5×1000 da fare durante la dichiarazione dei redditi. E poi ci sono i prodotti del nostro Charity Shop messi a disposizione dalle aziende che hanno deciso di credere in noi e di sostenerci devolvendo parte o l’intero ricavato sugli acquisti dei prodotti brandizzati LVdC. Parlate di noi e di quello che facciamo e se conoscete qualcuno che ha un dubbio aiutatelo ad andare fino in fondo ed incoraggiatelo a non mollare. Spesso chi intraprende la strada della giustizia si ritrova a camminare solo: ecco, sarebbe bellissimo, che questo non accadesse più.
All’indomani della sentenza sui fatti dell’asilo Cip e Ciop, qual è il sentimento di una mamma coinvolta che, negli anni, si è spesa in prima persona per sensibilizzare l’opinione pubblica?
Sono felice, orgogliosa, soddisfatta e grata. Inutile è dire che nessuna pena potrà mai compensare i nostri figli o le famiglie per quello che abbiamo subìto, ma sono felice per questa sentenza che finalmente scrive nero su bianco che niente è impossibile e che lottare per la giustizia non è inutile.
Negli anni ci siamo sentiti dare dei pazzi, illusi, stolti (e molto altro); ci hanno detto che tutto si sarebbe risolto in una bolla di sapone, che in Italia non va in galera chi uccide, figuriamoci chi picchia dei bimbi indifesi, che era tutto tempo, fiato e denaro sprecato. E invece no!
Sono orgogliosa di poter dire che questa sentenza è la più alta mai avuta per questo tipo di processo ed è la prima arrivata in cassazione con il reato di “Maltrattamenti Aggravati” dove i bimbi sono stati periziati al fine di rilevare il reale danno subito adeguando poi la pena al danno effettivo. Questo processo è stato il primo ad avvalersi della prova video e segna decisamente un punto di partenza (e non di arrivo) per i processi a venire. Per questo non posso che essere grata a tutti coloro che hanno contribuito a questo importantissimo risultato ed al nostro studio legale che ha lavorato incessantemente in questi cinque anni, affiancandoci, guidandoci, sostenendoci e lottando per i nostri figli e per noi come se in quei video inenarrabili ci fossero state le loro famiglie. Abbracciare mio figlio piangendo nel parcheggio delle Poste e potergli dire che finalmente avevamo vinto e che chi gli ha fatto del male finalmente avrebbe pagato, finendo davvero dietro le sbarre, come si dice “non ha prezzo”. Essere fiera delle lacrime che ci bagnavano, dopo tutte quelle piante nascosta in camera per rabbia, stanchezza, tristezza e dolore e sentirmi chiedere “Mamma ma allora queste sono lacrime di gioia?” è qualcosa che non si può spiegare. Mio figlio mi ha fatto promettere qualche anno fa che avrei fatto del mio meglio a fin che quello che è accaduto a lui non accadesse più a nessun altro bimbo e questa sentenza è un pezzettino di quella promessa anche se la strada è ancora lunga, ma io non mollo!
Domanda di rito. Nonostante il tuo impegno profuso, verso tuo figlio e con l’associazione, ti senti anche tu, a volte, una pessima madre?
Assolutamente sì. Mi consola pensare che il primo requisito per essere una buona madre è mettersi spesso in discussione. Sto letteralmente stravolgendo la mia vita perché non mi sentivo una buona madre e per seguire tutte le esigenze di mio figlio, ma ogni volta che si fa una scelta si ha la paura folle di far quella sbagliata, ed ecco i fantasmi dei sensi di colpa di cui parlavamo prima che ogni tanto si riaffacciano. Però credo che l’importante sia fare le scelte col cuore e con l’unico intento di prendere la strada giusta, solo così potremmo dire di aver fatto del nostro meglio!
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