C’è una cosa contro la quale il rigore educativo che vi siete più e più volte ripromesse di mantenere nei confronti dei vostri figli andrà a scontrarsi: la stanchezza delle mamme. Delle mamme e di chi, accanto a voi, è stato travolto dall’uragano “figli”.
La stanchezza delle mamme è quella cosa davanti la quale le vostre migliori intenzioni di non parcheggiare vostro figlio davanti alla tv, di non mettergli in mano telefoni e tablet e di non lasciarlo nemmeno avvicinare al vostro pc si sbricioleranno come biscotti.
È quella cosa che trasformerà tutte le vostre sicurezze di quando non eravate mamma in fatto di puericultura e educazione di Nani in “l’importante è che sopravviviamo tutti”.
Sono le notti insonni prima, i lunghi capricci poi, le difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia, vedere un carattere definito, estraneo al nostro, che si sta formando pian piano e che oppone resistenza. È chiedersi di continuo se si sta facendo bene. O almeno, abbastanza bene.
Sono le domeniche sere e la consapevolezza che è finito il tempo del relax, quello bello, dedicato a chi ami, eppure così lontano dall’idea di riposo, spalmata sul letto a pelle d’orso per tutto il tempo, che avevamo qualche anno fa.
È quella sensazione con la quale ti addormenti ogni sera di non essere riuscita a fare tutto quello che avresti voluto: sempre qualcosa indietro, sempre qualcosa di trascurato. Tipo le tue sopracciglia. O le foto di tuo figlio che ti sei ripromessa di stampare un anno fa. La tua amica che ti ha telefonato e alla quale non hai risposto da richiamare. Il documento da scansionare e inviare al commercialista.
Tipo i tuoi progetti lavorativi che sai che per realizzare richiedono tenacia e tempo che non hai.
È avere la consapevolezza del fatto che non si può scegliere. In questo caso no, non si può scegliere. E no, anche se volessi restartene immobile, in silenzio, non puoi, non puoi più farlo. È il desiderio di ciondolare in casa in pigiama tutto il giorno, di uscire dal lavoro e scolarsi una birra ghiacciata invece di rientrare a casa, di meno programmi e più imprevedibilità.
È la tua volontà di voler essere una mamma più presente, più attiva, più creativa, più sorridente, più paziente, più accondiscendente. Meno stanca.
Ma la stanchezza delle mamme è soprattutto quella cosa che trasforma i no, anche quelli più categorici rivolti a tuo figlio, in sì.
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16 Commenti
Non sono mamma, ma quanti no ho trasformato in si per stanchezza… 😛
eheh… capito come?!
Conosco quella stanchezza… e mi ritrovo nelle tue parole… Elia ha solo 2 mesi e mezzo e già mi sento così come hai descritto tu e so ke più andremo avanti e peggio sarà. Ne vale la pena e rifarei tutto altre milioni di volte ma quanto mi manca una notte intera di sonno beato e riposante!!!
Pian piano la situazione migliora, la stanchezza diventa meno fisica e più mentale e non so cosa sia meglio. Ma si sopravvive, te lo assicuro.
Sopravvivenza, si chiama sopravvivenza: quella che trasforma le nostre granitiche certezze da iononfaròmai in forseforsesipuòfare. Perché qualche volta già sopravvivere è un successo.
La nostra quotidiana lotta per la sopravvivenza…
Oddio che ritratto preciso.
Però avresti dovuto concludere con una nota di speranza: che col tempo le cose migliorano. E che le mamme diventano più brave: si imparano le priorità, si migliora la capacità di organizzarsi, si impara a delegare, si investe in surgelati…
Ah, sì 🙂 Dai, scherzo, migliora è vero, ma io sono nella fase dei tre anni e dovrei essere dura, ferma, irremovibile… e invece…
Ah come mi riconosco nelle tue parole!! Sono la mamma stanchissima di due katerpillar, il più grande non ha ancora due anni e la piccola ha quattro mesi. Cerco di arrivare a sera a compromessi. Di sicuro pensavo sarei stata più brava di così!!! Invece eccomi che cedo e piazzo il più grande davanti al tablet anche solo per convincerlo a mangiare qualcosa che non sia l’ovetto kinder! Sigh! Quanti capricci… Ma come si fa??!!!
ah, non lo so, davvero non lo so. So solo che per non cedere ci vuole tanta pazienza, tanta determinazione e tanta energia…
I no che si trasformano in si, in molti casi sono “legittima difesa”!!
Quanta ragione hai…
Io ho ceduto al tablet e ora me ne trovo pentita. Soprattutto per il primo.sono costretta a nasconderlo.Non riesce a giocare con nient’altro.anche quando andiamo al negozio di gioccatoli non sa mai cosa prendere.help!
Lo so, solitamente basta avere un po’ di tempo e dedicarsi un po’ per farli “disintossicare”. Di sicuro non è facile, nemmeno trovare tempo è facile. Ti capisco pienamente.
Io spesso passo dal NO KATEGORIKO al “…purché nessuno pianga”.
già…