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La domenica mattina, no

È che tu ci provi pure ad avere una vita normale, uscire la sera, mantenere rapporti, vedere gente, ributtarti in chiacchiere piacevoli, incontrare facce amiche e pure quelle stronze. A berti una vodka, facciamo due che tanto il nano è bravo e quando siamo fuori dorme tutto il tempo. Tu ci provi e, lì per lì, sembra anche che ti riesca abbastanza bene. Poi ti svegli la domenica mattina alle 8 e capisci che per quanto tu ci possa provare non ce la potrai mai fare.

Non solo ti senti la testa in un frullatore e lo stomaco al contrario come succedeva ogni domenica mattina fino a una manciata di mesi fa, è che hai quella mollezza di fisico e di spirito che solo una dormita lunga una settimana potrebbe cancellare. Ma tu non puoi dormire, non puoi startene immobile, non puoi non aver voglia di fare nulla per tutto il giorno, non puoi decidere di restartene per i fatti tuoi, non rispondere al telefono o alla porta: tu sei una mamma e la domenica mattina conta solo questo. Il nano è lì, che chiacchiera come mai, con un’energia che oggi più di sempre e che vuole giocare, essere preso in braccio, coccolato, sbaciucchiato e stropicciato. Oltre a voler essere sfamato, pulito, cambiato.

E allora provi anche ad essere una brava mamma. A fare le pernacchie e due coccole e pure a prepare brodo vegetale con le verdure frescefresche (sì, anche la domenica mattina) e, udite udite, a parlare quando solo mugugnare richiede una forza che non hai. Ma ci provi, ci provi perché è giusto così, perché  il tuo nano una mamma sorridente se la merita comunque.

Ci provi ma non sai se ce la fai. E allora pensi che non sarà che per le mamme non è facile provare ad avere una vita normale perché i figli ti fanno passare la voglia di “disperdere” le energie? Perché sono sempre un buon alibi per dire di no a qualche invito? Perché sai che se stasera esci poi domani la pagherai cara? Perché piano piano, forse, la tua voglia di fare si esaurirà dove inizia il divano? E poi finisce per non pesarti più startene a casa anche se sai che dietro al grande sforzo di dire sì, di farsi forza e non pensare al sonno, di trovare il coraggio di caricare nano e tutta la sua roba c’è ancora il tuo mondo colorato, rumoroso, vivace, quello che era tuo e nel quale sapevi muoverti perfettamente. C’era il tuo equilibrio. Quello che adesso vacilla.

 

 

Questo post sarebbe dovuto finire qua, nella tragedia di una domenica mattina troppo grigia ma è successo che non ho avuto tempo di pubblicarlo e questo post, ora ha un seguito. Il seguito racconta di qualche ora di sonno recuperato, dei cattivi pensieri che hanno lasciato il posto ad un pranzo con amici e pasta fresca e di un cinema con il Coinquilino (senza nano). Di respiri profondi e della consapevolezza, ritrovata a fine giornata, che la stanchezza vale bene (sempre) un’uscita con gli amici, ora più di prima. E del fatto che a me le domeniche mattine non sono mai piaciute: è per questo che le ho passate tutte dormendo!

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4 Commenti

  • Rispondi Manuela 1 Ottobre 2013 alle 7:55

    Tesoro mio, ma tu non devi fare solo la giornalista: tu sei una scrittrice nata!!!
    La tua Manuela

  • Rispondi Barbara 1 Ottobre 2013 alle 9:15

    In un attimo ho rivisto mille foto di me!
    Anche per me era impossibile amare una vita che si richiudeva su se stessa, che rimbalzava le sue motivazioni sulle pareti di una casa, immersa nella lentezza, che considerava tutto il resto – compresa la mia persona- un dettaglio trascurabile. Capivo che per rendere felice lei dovevo prima di tutto essere una persona felice, e se per esserlo dovevo mantenere dei margini di libertà, allora libertà e maternità avrebbero trovato necessariamente un equilibrio. Solo così ci sarebbe stata quella distanza necessaria a vedere la bellezza del sentimento che ci univa. E allora riscopri quella parte di te che hai conservato. E il pieno diritto di esercitare la propria personalità in spazi che siano altri dal ruolo di mamma. Di ritrovarsi. Credo dovrebbe essere anche un dovere, perchè tanto più una persona è ricca di esperienze, di sfaccettature, di interessi, tanto più è in grado di insegnare a suo figlio.
    Grande Lù! Il tuo modo di scrivere è una gioia per gli occhi, per le orecchie e per la mente!

    • Rispondi Lucrezia 1 Ottobre 2013 alle 14:10

      “Capivo che per rendere felice lei dovevo prima di tutto essere una persona felice”. Ecco, non so se sia un alibi ma resta la mia filosofia preferita. Quella che ho adottato e alla quale credo resterò fedele per molto tempo.

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