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Io che volevo essere zia Mame e invece mi ritrovo signorina Rottermeier

Io pensavo che da grande sarei diventata come zia Mame. Sì, zia Mame, quella dell’omonimo romanzo di Patrick Dennis. La zitella newyorchese tanto avanti da aver già scoperto, nel 1929, il minimalismo giapponese.Una donna colta, intelligente, simpatica, disinibita, raffinata, provocatrice, intraprendente e piena di fascino che si ritrova ad essere l’unica parente in vita di un ragazzino di 11 anni, suo nipote, della cui educazione diventa improvvisamente responsabile. Mi vedevo così. Senza figli, ma adorata dai miei nipoti, educati a furia di obbligarli a segnare su un quadernetto le parole strambe degli adulti.
A modo mio. Tra viaggi esotici e feste in casa, un po’ Manhattan degli anni ’30 a ripensarci ora, ma perfettamente in linea con gli abiti più estrosi che, immaginavo, un giorno avrei indossato senza indugio insieme a tacchi altissimi.
Una donna che non si perde d’animo, dalle mille risorse, istrionica. Che sa incarnare bene qualsiasi ruolo, ad eccezione di quello della donna virtuosa, però simpatica, molto simpatica. In fondo, in fondo piena di buonsenso. Una donna difficile da descrivere, anche avendo a disposizione un secchio senza fondo pieno di aggettivi dal quale attingere, ma facile da immaginare, seduta in un caffè, a fare conversazione, con un cocktail sempre in mano, capace di buttarsi senza paura ogni mese in una diversa vicenda epica.
Una forza vera della natura.
Capace di trattare suo nipote come un adulto e per questo perfettamente in grado di tirare su un borghese dalla morale di ferro.
Vicende quotidiane che, con lei, si trasformano in avventure, poco fiabesche, molto naif. La zia che insegna a guidare i nipoti, che si fa accompagnare a fare sport estremi, che ai più piccoli offre cioccolatini al rum perché in casa non ha niente di adatto a loro.
Quella che fa un mestiere strano, ma può permettersi regali costosi. Che, come palcoscenico, ha bisogno di una quinta molto colorata. Senza un marito, ma con molti amici e quindi molti zii. Generosi, divertenti, atletici. In pratica la zia eccentrica, ai limite del folklore, poco amata da tutti gli altri parenti, ma adorata da voi, quand’eravate piccoli.

Come io sia finita, poi, per assomigliare alla signorina Rottermeier, questo resta un mistero senza soluzione.

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2 Commenti

  • Rispondi Lucia 6 Maggio 2016 alle 8:55

    Ops ….ops ops ma come volevo essere io?ripensandoci non mi ricordo del mio mentore infantile….so che tra twitty e silvestro tifavo per Silvestro!è adoravo capitan harlock….sto pensando bene di avere una sorta di dislocazione mentale acuta!!!

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 6 Maggio 2016 alle 15:26

      Guarda io il romanzo l’ho letto che ero già grande, ma diciamo che da grandissima mi vedevo proprio come lei.

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