Ad aprile dello scorso anno mi sono licenziata. Con il cuore gonfio di angoscia e leggerezza allo stesso tempo sono andata dal mio capo e gli ho detto che il mio lavoro, e quindi anche il mio contratto a tempo indeterminato, non poteva conciliarsi con la mia vita di mamma.La verità, l’ho capito solo con il passare dei mesi, era che in fondo sapevo che quel lavoro, nonostante sia stata per me una palestra impagabile, non faceva per me e che io sono troppo ambiziosa per rinunciare ai miei obiettivi. E per fare l’unica cosa che davvero mi piace fare, cioè scrivere. Quello della vita di mamma è stato solo un alibi, nonostante in quel periodo fossi letteralmente divorata dai sensi di colpa nei riguardi di mio figlio e verso chi stava con lui mentre io ero in ufficio.
Da quel momento ho cominciato a lavorare da casa. Come freelance già avevo lavorato, ma con degli orari e in una redazione e quindi non conoscevo in prima persona le “gioie” legate al lavoro casalingo.
Partiamo da un concetto semplice, semplice quanto inoppugnabile: lavorare da casa è faticosissimo e no, non è la condizione lavorativa perfetta per una madre.
Condizione che peraltro io credo non esista affatto ma che, se esistesse, sarebbe qualcosa di molto vicino a qualsiasi lavoro, con qualsiasi orario purché ti faccia sentire realizzata e ti paghi bene. Oppure ad un part-time.
Lavorare da casa non solo è faticosissimo per tutta una lunga serie di motivi, ma è tutt’altro che quella condizione perfetta e a lungo sognata che ci mette al riparo dai sensi di colpi. È vero, adesso passo più tempo con mio figlio e rispetto a quando tornavo a casa alle 8 di sera riesco a far cose divertentissimi tipo riprenderlo dall’asilo o preparargli la merenda. A discapito della mia produttivà. O del mio buonumore. Perché è sì vero che sono fisicamente in casa, ma la mia attività principale è lavorare. Nei ritagli di tempo, la domenica mattina, la sera, dopo cena, mentre con una mano costruisco una macchinina con i Lego. E sì, è vero anche che se c’è un’emergenza, un imprevisto sono libera di chiudere il pc e di scappare all’asilo a riprendere mio figlio con la febbre o di portarlo dal pediatra se sta male, ma è altrettanto vero che io ho scelto di lavorare da casa e non di smettere di lavorare e queste pause “forzate” non fanno di certo bene alla mia “fatturazione”. Pause che, tra l’altro, mi costringeranno magari a lavorare oltre il consueto orario di lavoro quando mio figlio si aspetterebbe coccole sul divano o le favole a letto.
Sia chiaro, a me lavorare da casa piace, mi piace potermi gestire il mio tempo (poi che io non lo sappia fare è n’altra storia), decidere quando partire e quando tornare, quando lavorare e quando riposare (anche se la verità è che la vita di un libero professionista è composta di molto più lavoro che riposo, ma anche questa è un’altra storia), ma non potrò farlo ancora a lungo perché si sa, per chi ti sta intorno, se lavori da casa è come se tu non lavorassi. E poi sì, mi piace lavorare da casa, ma mi piace anche lavorare in team, uscire di casa la mattina vestita e truccata e non con un pigiama ben nascosto sotto il cappotto. Mi piacciono entrambe le cose e per me, in questo momento, va benissimo così.
Ma il punto non è questo, il punto è che ora che lavoro da casa non sono affatto una madre migliore di quando lavoravo in ufficio. Sto di più con mio figlio, ma senza quella voglia di dedicarmi a lui che prima, quando tornavo stremata a casa era il mio unico punto fermo.
Il tempo era poco, ma dopo le otto esisteva solo lui, o quasi. Ora esisto io e il mio lavoro, anche dopo le otto di sera.
10 Commenti
Bellissima riflessione… ti capisco al 100%.
Purtroppo non c’è la formula magica per gestire le nostre vite di mamme lavoratrici, in tutti i casi (mamma in ufficio oppure mamma che si porta l’ufficio a casa) è un grande affanno per cercare di arrivare dappertutto.
Nel mio caso cerco di non soffermarmi troppo sul pensiero che mio figlio di neanche 2 anni passi la maggior parte del suo tempo con le tate del nido che con me… Cerco piuttosto di pensare alla fortuna che ho di uscire alle 16.00 e di potermelo godere qualche ora in più rispetto ad altre mamme che sono obbligare a stare sulla scrivania fino alle 18.30, o che rientrano alle 20.30.
E’ tutta una questione di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto… Positive attitude e tutto il resto. D’altronde, senza lavoro io non potrei stare quindi… Si fa quel che si può!
Baci
Esatto, si fa quel si può. Ti abbraccio.
E’ già
🙂
in realtà anche la vita di un dipendente è composta di molto più lavoro che riposo! per me la soluzione perfetta esiste e si chiama part-time orizzontale a 6 h e la sto vivendo con enorme gioia (poter fare bene il proprio lavoro -che mi piace- e fare bene la mamma -che mi piace- mi rende davvero felice) ma purtroppo questo amatissimo part-time scadrà tra 6 mesi, e il mio capo pensa che no, non si possa rinnovare, perchè io valgo, perchè punta su di me, perchè qua e perchè là. A parte che “soldi e non parole” ma soprattutto io so che valgo anche come mamma oltre che nel lavoro e sì, per me contano entrambe le cose ma conta di più essere mamma, per cui a breve ripartirò alla carica con la richiesta di rinnovo part time, che anche se non mi verrà rinnovato, continuerò a chiedere e a chiedere, perchè non si molla proprio per niente
Brava, tifo per te.
Penso che tu abbia centrato tutti i punti di una mamma che lavora da casa..
Io ad oggi sono a casa in maternita’, aspetto il mio terzo figlio..
Ho 2 figli di 7 e 9 anni e fino a qualche mese fa lavoravo full time fino alle 17 e gia’ero fortunata..
Ma in questi mesi stando a casa mi sono resa conto che molte cose me le stavo perdendo perche’anche se uscivo alle 17 il mio cervello frullava fino a sera pensando al lavoro perche’ ci ho sempre tenuto.
Adesso che sono a casa poi mi rendo conto di non riuscire a gestire tutto..la casa, i bambini con lo sport..la ditta del mio compagno x la quale sto dietro a fornitori e clienti..
Alla fine quando vado a prendere i miei figli alle 16:30 sono gia’stanca..e non ho tanta voglia di giocare con loro.
Tra poco poi si ricomincia con il terzo e mi sono resa conto che a fine anno quando tornero’a lavorare devo chiedere un part time x riuscire a stare dietro a tutti e 3..
Io cmq ammiro chi lavora da casa con dei bambini..ma non l’invidio..sicuramente e’dura!!
Già dura, ma possiamo farcela. Lo so 😉
Ti capisco. Io ho un fighissimo part time, che comunque inizia a starmi stretto (in sole 4 ore si fanno poche cose in ufficio!) e in più studio all’università. Con le bimbe piccolissime studiavo la notte, ora che sono un po’ più grandi ( la piccola 3 anni) ho iniziato ad assentarmi nel pomeriggio, quindi chiedendo a qualcuno di stare con loro.
1. Sensi di colpa perché mentre lavorare è una necessità, prendere la laurea (o addirittura frequentare le lezioni con i ventenni!) non lo è per niente
2. Spesso, quando sono con loro, penso lo stesso allo studio che sto trascurando, in particolare al week end
3. Per ogni cosa devo chiedere, chiedere, chiedere. Ho indetto una riunione nonni per l’inizio del secondo semestre spiegando i miei orari e gli spostamenti delle pupe (la piccola da andare a prendere, la grande da portare a pallavolo…) ma solo alcuni giorni alla settimana, solo fino a maggio.
4. Il padre? Mi sostiene, a parole. Promette di essere più presente, dal prossimo mese almeno due pomeriggi a settimana. Finora non ha mai mantenuto.
Comunque la riunione dei nonni è qualcosa di davvero molto bello 🙂
In bocca al lupo per tutto.