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Insegnare l’autostima ai nostri figli è giusto o sbagliato?

A me l’autostima manca. Credo che nel mio codice genetico ci sia proprio un buco in corrispondenza dei geni dell’autostima.Niente, puoi cercare quanto ti pare, ma sta sicuro che nel mio DNA l’autostima è non pervenuta.

Che poi spesso si fa confusione e la mancanza di autostima viene scambiata per umiltà, ma non è così purtroppo. L’umiltà è una dote rara e è propria di chi ha consapevolezza di se stesso, dei suoi meriti prima che dei suoi limiti.

L’umiltà, a differenza della mancanza di autostima, secondo me nasce proprio da un profondo amore per se stessi e da una sicurezza nelle proprie capacità non indifferente. Che non significa essere sbruffoni, anzi. Se parliamo di lavoro, ad esempio, posso dire di aver riscontrato umiltà solo in soggetti davvero bravi, competenti e affermati che, non per questo avevano quel superego proprio di ciarlatani e imbonitori. Quindi ve lo dico, la mia non è umiltà, è proprio mancanza di amor proprio. Ci ho lavorato, eh, ci ho provato almeno, ci lavoro ancora, ma il problema (il mio almeno) è tutto lì: a me l’autostima non l’hanno insegnata. Non sto dicendo che i miei non siano stati bravi genitori, per carità, dico che forse per mentalità, forse per cultura, non sono stata cresciuta con i miei che mi ricordavano il loro amore incondizionato ogni cinque minuti. Se ci penso, in effetti, posso dire che quasi tutti quelli della mia generazione che conosco sono stati cresciuti come me. Alcuni si sono salvati grazie all’indole, altri no, e come me passano la maggior parte del tempo a loro disposizione ad elencare i motivi per cui no, noi non valiamo.
Dunque arrivo al punto: insegnare l’autostima, perché io mica voglio trasmettere a mio figlio l’insicurezza o quella sensazione perenne di non essere all’altezza con la quale io convivo da circa…ehm… trenta e qualcosa anni. Eh, no.

Poi, su, diciamocelo, crescere figli senza incoraggiare la loro autostima non va più di moda. La generazione di noi genitori è quella dell’illimitata comprensione, dei capricci non esistono sono solo bisogni, dell’incoraggiare incondizionatamente perché tu figlio mio ce la puoi fare, del ti lascio sbagliare ma ti sono accanto, del pensiero autonomo, dell’unicità dei nostri figli. Del parlare, spiegare, e ancora spiegare e poi parlare di nuovo. Dell’educazione dell’aggressività. Del bando alle etichette. Dell’accettazione incondizionata a prescindere dalla prestazioni.

Cose che reputo giustissime, eh. Sacrosante. Che tento, con tanta, tanta, tantissima difficoltà (perché diciamocelo, l’istinto della sonora sculacciata e delle urla liberatorie incombe sempre, per lo meno, sempre su di me) di mettere in pratica. Ogni volta che mio figlio mi dice: “Non sono capace“, scatto in piedi e divento la paladina delle sue capacità iniziando a sperticarmi in incoraggiamenti e motivazioni.
Non c’è niente che tu non sia capace di fare, figlio mio” gli dico. Ma poi me ne pento.
Mi chiedo se sia davvero questa la verità? È davvero così che andrà? E se questo mio atteggiamento fosse alla base dell’educazione di uno sbruffone, saccente che pensa di saper far tutto, ma che in realtà non sa far nulla. Perché, oh, parliamoci chiaro, per me mio figlio un giorno salverà il mondo, o le balene, ma lo sappiamo bene che con molta più probabilità le cose non andranno così e mio figlio sarà uno qualunque.
Non fraintendetemi eh, si possono fare cose grandiose nella normalità di tutti i giorni, ma quello che sto cercando di dire è: e se con questo atteggiamento di incoraggiamento perenne creassi in lui aspettative troppe alte? Se crescesse credendo troppo nelle sue capacità senza però essersi davvero mai messo alla prova?

Soprattutto, mi chiedo, basta davvero l’amore incondizionato di noi genitori per crescere uomini e donne consapevoli, ma al tempo stesso rispettosi e garbati?

Io non lo so, una risposta non ce l’ho, per il momento quando giochiamo insieme e c’è di mezzo una qualsiasi sfida, utilizzo tutti i mezzi che ho disposizione per vincere contro di lui.

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8 Commenti

  • Rispondi Martina 13 Giugno 2016 alle 12:28

    ciao cara, io sono nella tua stessa situazione… Manco di autostima e ho un bimbo a cui vorrei insegnare a credere in sè stesso per evitare di fargli vivere lo stesso senso di ineguatezza…
    Secondo me fai bene a sostenere tuo figlio, a sostenerlo e a ricordargli che lui sì, ce la può fare!
    Credo che questo sia il ruolo di noi genitori… Quello di spronarli a dare il meglio di sè e a crederci sempre. Se noi genitori non crediamo in lui, come possiamo pretendere che lui creda in sè stesso? Soprattutto quando sono piccoli penso che l’appoggio dei genitori sia fondamentale.
    Poi ci penserà la vita e le varie porte in faccia ad eventualmente limare il tutto e a farlo riflettere nel caso la dose di autostima infusa da noi genitori sia stata too much! 😉
    L’argomento è molto interessante e potrebbe essere discusso a lungo ma per farla breve…-
    sì, decisamente, per quanto mi riguarda spero di riuscire a trasmettere questa consapevolezza al mio bimbo!
    Un abbraccio

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 13 Giugno 2016 alle 12:35

      Grazie, penso anch’io che sia così, ma penso anche che a volte alcune ruvidezze facciano crescere più integri. Non da piccolissimi chiaro, ma non lo so. Sono un po’ dibattuta sull’argomento!

    • Rispondi chiara peretti 14 Giugno 2016 alle 8:26

      Se può aiutare io da piccola ero una bimba molto serena e consapevole delle sue capacità, per indole credo. I miei genitori, forse con la stessa tua paura, non hanno perso una sola occasione per sottolineare che ero come gli altri … ma proprio uguale eh, non ero adeguata, non ero capace… Ora spendo tempo e denaro in psicoterapia. Non sono mamma, ho solo insegnato a nuotare ai bimbi 0-6 anni per quattordici anni e ho scoperto che i grandi messsaggi arrivano anche dalle cose piccole. Io correrei il rischio di farlo crescere con un ego, chiamiamolo così, ‘tonico’ perché sono certa che assorbirá tutto anche dai piccoli gesti quindi avrà consapevolezza di sé e si sentirà amato.

  • Rispondi Francesca 13 Giugno 2016 alle 13:46

    Da mamma, ma soprattutto da maestra di scuola primaria, sono fermamente convinta che i bambini abbiano estremamente bisogno di persone che credano nelle loro capacità. Il ché non vuol dire certo farli sentire dei geni assoluti o dei campioni sportivi o di chissá cosa…ma incoraggiarli a fare del loro meglio e credere nelle loro potenzialità, valorizzare e far emergere i loro punti di forza, senza illuderli che non ci siano punti deboli (chi non ne ha?).
    Poi crescendo, maturità in loro anchea consapevolezza dei loro limiti e delle loro carenze (già a 7/8 anni sanno autovalutarsi con una consapevolezza sorprendente), ma avere una buona base di autostoma e di fiducia nelle loro capacità non può che aiutarli (effetto pigmalione). Se penso che mio figlio sia incapace, lui sarà portato a comportarsi da incapace…
    Comunque bell’articolo e ottimo spunto di riflessione!

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 13 Giugno 2016 alle 13:53

      Grazie per il tuo spunto. Credo che il nocciolo stia proprio lì, nello stimolarli senza farli sentire onnipotenti 🙂

  • Rispondi girandola precaria 14 Giugno 2016 alle 19:37

    Ottima questione.
    Anche io difetto di autostima, e mio padre non faceva che mostrarmi quanto fossero bravi gli altri, e probabilmente questo mi ha causato un blackout di un anno e mezzo nel passaggio all’età adulta.

    E oltretutto, la mia figlia più grande cerca in tutti i modi di mettersi in mostra da quando è nata la sorellina… e due domande me le faccio.

    Poi però, guardando il campione mondiale galattico di karate, lei dice “voglio imparare pure io” e suo padre la vuole mettere in guardia dalle delusioni dicendo “è molto difficile essere così bravi” e io invece non voglio che glielo dica.
    Perché cazzo, a sette anni si può sognare di diventare campionessa mondiale totale di karate. Che poi magari basta un mese di lezioni e già si stufa, quindi a che pro limitarla?

    • Ceraunavodka
      Rispondi Ceraunavodka 14 Giugno 2016 alle 21:28

      magari limitarla no, metterla in guardia sì. Tipo, prova se vuoi, ma sappi che… non so, eh

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