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Il Natale può essere una brutta bestia (e assomiglia alla maternità)

Premessa: io non sono il Grinch. Io sono quella che mette al forno le fette di arancia per decorare il caminetto. Quella che ha, ben riposta nel cassetto, una tovaglia rosso Natale. Quella che il primo dicembre tira fuori dal cassetto pure Michael Bublé e gli regala, ogni anno, il suo mese di gloria. In generale a me il Natale piace e ho sempre trovato noiosi e snob i detrattori a tutti i costi delle feste, delle luci e dei regali.

Quest’anno però no. Quest’anno sono stanca e del Natale non ho nemmeno un po’ di voglia. Non ho voglia di comprare regali “a tutti i costi”, non ho voglia di vecchie palle e i led mi sembrano tristissimi e decadenti.

Quest’anno, ho la sensazione, che il Natale sia qualcosa di molto vicino ad un Babbo Natale stanco e ubriacone.

Perché, diciamoci la verità, il Natale (come la domenica) sa essere parecchio stronzo. Succede che fino a quando tu sei felice, innamorata, appagata, con un marito, due figli, un cane e un gatto lui ti aspetta lì, ogni anno il 25 dicembre, festoso e pronto ad abbracciarti. Il problema è che lo stesso rigido copione il Natale te lo presenta anche quando le cose smettono di funzionare.

Le sue “regole collettive” alle quali non si riesce a sottrarsi per conformismo (o educazione) valgono per tutti e al Natale poco importa se tu hai il cuore a pezzi o se, semplicemente, sei troppo sotto pressione per l’annuale riunione di famiglia. Il Natale funziona da cassa di risonanza dei sentimenti, amplifica gli stati d’animo e mentre tutti cercano di essere più buoni lui, con chi non è dello stato d’animo giusto, si comporta da vero bastardo.

Devi sorridere: è Natale. E poco importa se chi ami passerà le feste con sua moglie e con i suoi figli.

Devi brindare: è Natale. E poco importa se i tuoi figli non li vedrai perché vi siete separati da poco e le feste le passeranno con l’altro genitore.

Devi scartare: è Natale. E poco importa se tutti hanno la tredicesima e tu no.

Devi mangiare: è Natale. E poco importa se gli screzi di tutti i giorni con la tua famiglia ti hanno tolto il sonno.

La verità è che il Natale è come la maternità e il senso comune non ci permette di viverlo in modo diverso, lontano dai diktat, dalle imposizioni. Assecondando il proprio sentire, la propria volontà, la propria voglia di fare. O di non fare. La propria malinconia. La voglia di stare soli. Un conformismo dietro al quale, mi viene da pensare, perdiamo tutto il bello della festa.

E dell’essere madri.

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