Dublino non è una di quelle città che ti toglie il fiato. Né imponente, né monumentale. Credo che sia la capitale meno appariscente d’Europa, di sicuro lo è tra quelle che ho visitato.
Però Dublino si fa vivere e si fa amare. Sarà per la cordialità, l’entusiasmo, la birra, la storia. La tranquillità. Contradditoria senza dar fastidio, è una città che unisce il chiasso dei pub dove le differenze di ceto e di genere si azzerano a passeggiate rilassanti lungo fiumi e canali. Il tutto di una tinta così verde che io, ora me ne rendo conto, prima di andare in Irlanda il verde non sapevo proprio che colore fosse.
Una città a misura d’uomo, colorata, ricca di una profonda cultura letteraria e affascinanti biblioteche, pregevoli edifici in stile georgiano, pub accoglienti. Il fiume Liffey divide in due la città, la riva sud più elegante e sofisticata (c’è Grafton Street, per intendersi e i negozi griffati. E COS che oramai è la mia conclamata malattia) e quella nord più “popolare” e chiassosa.
Graduation day a Trinity College
vorrei un asilo che così bello anche per Pit
Dublino sono i suoi pub. Sconosciuti o rinomati sono ad ogni angolo e offrono a tutti quella che è la vera anima dell’Irlanda. Oltre che una birra fresca. Ospitale, chiassosa, pittoresca l’atmosfera che si respira vale davvero la pena di essere respirata. Temple Bar è un misto di musica, birra, cibo, negozi e… turismo. Vale la pena sedersi a Porterhouse per asseggiare il tris di birre artigianali e fare un po’ di shopping da Urban Outfitters, tra ultime tendenze in fatto di abbigliamento e accessori di design.
La visita alla mitica fabbrica della Guinness è organizzata in modo interattivo, davvero molto divertente. La vista dal settimo piano, dove si trova il Gravity bar (che vi servirà la Guinness più buona che abbiate mai bevuto) merita da sola il prezzo del biglietto
Dublino non è una di quelle città che ti toglie il fiato. Ma Dublino, per me, è stato semplicemente camminare, respirare, assaporare lentamente, parlare fino a finire il fiato, perdere tempo.
Essere in due.
7 Commenti
Non so se lo sapevi, ma io c’ho vissuto per un mese a 17 anni (le tipiche vacanze studio per imparare l’inglese). L’inglese non l’ho imparato ma mi sono tanto divertita e mi è rimasta nel cuore… sarà perché è stata la prima vacanza fatta da sola. Vedere le tue foto mi ha fatto tornare indietro nel tempo… quando ero gggiovane e giravo per Dublino quasi da abitante!
E l’inglese? Lo hai imparato almeno? 😛
Macché… solo qualche parola!
Essere in due. Hai detto tutto. Anna
Già 🙂
Anche io sono ci sono stata per la prima vacanza studio, a 17 anni, e ne ho un bellissimo ricordo. I miei gentori un po’ meno, visto che sono tornata col primo piercing 🙂 Lo ammetto, prima di tutto sono stata una pessima figlia! Anche se non è stata la città più bella che ho visitato, ci tornerei volentieri. Per farla vedere a mio marito e per… la guinnes! Quella, a 17 anni, l’ho solo potuta assaggiare di nascosto!
eheheheh… pure io pessimissima figlia 😉