Io alla maternità voglio sopravvivere. Per questo spesso scendo a compromessi con me stessa e con l’idea di educazione che avrei voluto dare a mio figlio. Quella che avevo prima di diventare mamma.
Scendo a compromessi e faccio cose che non dovrei ma che aiutano la mia salute mentale. Dieci cose che una mamma, io, non dovrebbe fare ma fa(ccio) per sopravvivere.
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Far dormire mio figlio con me, nel mio letto rinunciando alla mia indipendenza e ad una notte di sonno come si deve, ma senza dovermi spezzare la schiena nel suo di letto.
- Parcheggiarlo davanti alla tv quando ho finito la fantasia, devo lavorare o necessito semplicemente di cinque minuti di sacrosanti cazzi miei.
- Tirare fuori smartphone o tablet quando al ristorante la conversazioni tra adulti inizia a diventare insostenibile per le continue interruzioni da parte di quello piccolo.
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Minacciarlo, spaventandolo con la telefonata “da casa” al capo del collegio per piccoli dispettosi.
- Urlare come una pazza quando non finito la pazienza. E la calma. E il buonsenso nelle spiegazioni dei miei no.
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Dire di sì. A cose alle quali, solo cinque minuti prima, avevo detto che non avrei ceduto. Perché i no sono molto più stancanti dei sì.
- Mentire sul Carnevale. E su alcune feste di compleanno dei suoi amichetti dei quali lui non ha mai saputo l’esistenza solo per evitarmi pomeriggi sui gonfiabili.
- Concedere patatine e similia prima di cena solo per non privarsi dell’aperitivo casalingo. Dopo aver pontificato sull’importanza di un’alimentazione sana, corretta ed equilibrata.
- Ricorrere alla promessa del regalo facile. Quando non so più come convincerlo a fare qualcosa d’importante. Per me.
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Convincerlo che quella alla quale sto andando, in tacchi e rossetto rosso e di sabato sera, è una noiosissima cena di lavoro e che i bambini alle cene di lavoro si annoiano tanto. Ma davvero, davvero, davvero tanto.
2 Commenti
Ahahha, fantastico tutto il decalogo ma l’ultima mi ha proprio strappato una risata, bravissima!
E non solo perchè la sento moooolto mia, ma perché scoprirai negli anni quanto le ingessate “cene di lavoro” perderanno mordente/credibilità e tu dovrai ingegnarti per trasmettere ad un pargolo sempre più sul pezzo il faticoso concetto de: “Davvero ci sono occasioni di svago di cui un genitore ha taaaanto bisogno, e ove non ti può portare, pena il tormento reciproco, ma non per questo la mamma non ti adora!”.
Mia figlia ha 8 anni e credimi alle volte mi sembra di discutere con Kant.
😀
Ecco… non posso immaginare quando inizierà a filosofeggiare pure il mio.