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Crescere è una fregatura, specialmente in estate

Che crescere è una fregatura te ne accorgi dall’estate. Perché cresci pensando che quello all’estate sia un tuo sacrosanto diritto, inviolabile e immutabile.Tre mesi di ozio dentro ai quali ti trascini stanco, di quella stanchezza felice che solo il caldo sa regalare. Stanco ma pieno di energie.

In penombra, quella che c’è in casa, per sfuggire alla canicola delle ore calde. Al fresco, quello che c’è in strada la sera, quando ti incontri con i tuoi amici.

Giorni apparentemente tutti uguali, che scorrono lenti ma allo stesso tempo pieno di adrenalina, pago di aver compiuto il tuo dovere e di godere adesso del diritto di non fare nulla se non di riempirti l’anima di estate. Poi succede che piano piano questo diritto si sfilaccia. C’è la Maturità prima e poi per alcuni gli esami all’Università, per altri subito il lavoro.

L’estate ti si incolla addosso ancora, ma smette di entrarti dentro come succedeva prima.

Cresci e quando arriva l’estate capisci dov’è che stava la fregatura della quale avevi sentito parlare a vice bassa da qualcuno dei grandi. Cresci a poco a poco, un’estate in meno alla volta. Cresci e ti chiedi quand’è successo che tu sia cresciuto. Quand’è che le tue estati abbiano iniziato a diventare meno estati. Cresci e succedono cose.

Anzi succedono cose e poi cresci.

Io sono cresciuta, o meglio, ho sentito il peso di essere “diventata grande”, per la prima volta quando sono diventata mamma. Fino ad un attimo prima essere grandi era una vera figata, entravo ed uscivo all’ora che volevo, lavoravo e mi mantenevo (o almeno di provavo), ero padrona dei miei spazio e del mio tempo. Ero grande e finalmente libera di poter confessare al mondo che ascoltavo anche musica così così, leggevo romanzi così così, avevo priorità mie e chissenefrega se poco condivisibili e ancor meno radical-cultural-chic.

Fino ad un attimo prima pensavo di essere grande perché potevo fare della mia vita ciò che volevo, ma grande non lo ero affatto.

Grande lo sto diventando ora, un passo alla volta, un giorno (di stanchezza) alla volta, da quando ho tolto me stessa dal centro del mio mondo e non perché lo volessi. Da quando ho iniziato a lottare per mantenere un equilibro tra egoismo, quello che mi vorrebbe ancora al centro della mia vita, e altruismo, perché non sempre il mio bene coincide con quello di mio figlio. Da quando ho iniziato a sentire sulle spalle la responsabilità verso qualcuno che non sono più io perché io, alla fine, me la cavo e se mi faccio male, pazienza, ma se si fa male lui la colpa è esattamente ed esclusivamente la mia.

Grande lo sto diventando ora che la mia estate è tutta uno io speriamo che me la cavo mentre lui sgambetta sul prato di casa. Preferibilmente in costume.

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