La maratona natalizia di Fantaghirò, appuntamento nostalgico e giusto un pelino kitch, ma compensato da quel bel manzo che era, che è e che sempre sarà Kim Rossi Stuart.
La colazione, ma anche la merenda, con il Pandoro, magari riscaldato al forno e con una buona dose di Nutella spalmata sopra.
Le facce da regali di merda, quelli comprati all’ultimo minuto senza fantasia, che fino a cinque minuti prima del Cenone, davanti allo specchio, ti usciva perfetta ma che, davanti all’ennesima confezione di shampoedocciaschiuma, non sei riuscita proprio a riproporre.
La diatriba di Babbo Natale che a casa nostra passa la sera di Natale, ma a casa della zia passa durante la notte e i regali si aprono tutti insieme il 25.
I regali all’ultimo minuto comprati il 24 con l’ansia della chiusura anticipata dei negozi, il traffico da bollino rosso e la ressa all’uscita dell’ultimo album di Benji e Fede.
I parenti, quelli che non vedi da un sacco di tempo, esattamente dallo scorso Natale, che ogni volta ti chiederanno a seconda dei casi quand’è che ti sposi/fai un figlio/fai il secondo. In ogni caso terranno a precisare che la tua vita, così com’è, fa davvero schifo.
L’ansia della mamma/nonna/zia di turno per il fatto per aver “cucinato davvero troppo poco, già lo so che vi alzerete tutti con la fame” mentre, all’imbrunire, porta in tavolo il terzo secondo.
I propositi di fare regali solo ai bambini, perché il Natale è dei piccoli e che senso hanno tutti questi pensieri fatti all’ultimo minuto, che non vengono mai, mai, mai rispettati da nessuno.
I travestimenti dello zio Giuseppe che ogni anno pensa di sorprendere i bambini con il costume di Babbo Natale. Puntualmente senza camuffare la voce.
Il “se non ci vediamo, auguri” detto un po’ a tutti, un po’ alla cazzo, a partire dal 15 di dicembre.
I biscotti lasciati sotto l’albero per Babbo Natale e renne che, ogni anno, ti dimentichi di mangiare e nascondi con un gesto alla Houdini un attimo prima che il piccolo di casa se ne accorga.
“Basta mangiare, sto scoppiando” per poi ricominciare qualche ora dopo perché le feste sono le feste e la zia Teresa, poi lo sappiamo, ci resta male.
I messaggi lanciati al tuo lui o alla tua lei sul regalo che vorresti. Cose discrete, tipo cambiargli il desktop del pc e metterci la foto del tuo cappotto dei sogni che, comunque, non verranno comprese.
Dormire. A lungo. Dopo essersi mangiati anche le zampe del tavolino. La copertina, il divano, “Love actually”. Finché non diventi mamma.
2 Commenti
Il cinema, il giorno di Santo Stefano. Prima di diventare mamma.
Già. Prima di diventare mamma :/