Lo scenario è questo: Pit, da ieri, è al mare con i nonni. Loro (prima di partire) erano entusiasti, lui ignaro e felice, io eccitata come un’adolescente degli anni ’90 ad un concerto dei Take That.
L’idea (dei nonni) è di restare al mare per quindici giorni. Per me è molto più probabile che già domani sera, dopo esserli andati a trovare, io me ne torni a casa con la prole, ma vabbé, diamogli fiducia a ‘sti nonni che se la meritano. Se non altro per avermi fatto respirare (di nuovo) l’odore della libertà. Quella vera, eh. Non quella di una sera e via, ma quella che ti permette di lavarti i denti e fare pipì senza nessuno che ti fissa intensamente. A dirla tutta, al momento, sono ancora annebbiata da tutto questo spazio e da tutto questo tempo senza “mammmmmaaaaaaa” dentro. E pure da una sorta di progetto importante che devo consegnare oggi, nel pomeriggio.
Mi emoziono, però, se penso al fatto che, nei prossimi giorni, potrò fare esattamente quel che ho voglia di fare. Potrò scegliere anche di non fare, di trasformarmi in un vegetale, affondare sul divano e avere come sottofondo canali come “Real Time” o “Mtv”.
Potrò leggere, mangiare schifezze sul divano, uscire dall’ufficio e fermarmi in centro per uno o cento aperitivi. Cenare sola con lui. O con tutti i miei amici. Potrò mettermi lo smalto, fumare in casa, andare dall’estetista senza chiedere il permesso. Non preoccuparmi di che ore siano.
E poco importa se farò solo una o tutte queste cose insieme. Importa la possibilità che ho di farle. Di decidere. Di scegliere di fare solo quello che mi va, perché mi va.
Forse sentirò la mancanza di Pit, non lo so ancora. Queste ore, e di sicuro le prossime, sono di decompressione, sono ore che mi prendo per ristabilire un contatto con la realtà, frenando. Respirando. Andando piano per quanto mi è possibile.
Intanto stamattina è dalle sette che sono in piedi. Intorno a me un mondo di muratori, idraulici, elettricisti che rimpiango di non essere andata in ufficio. Però ho bevuto caffè senza nessuna interruzione e in lontananza (ma non troppo) vedo una luuunga doccia per me.
11 Commenti
Brava e goditela! Santi nonni che danno queste possibilità, qui non le nonne sn anzianotte e queste possibilità non ci sono purtroppo ma va bene, noi affrontimao l’ennesimo mal di gola raffreddore tosse. Posso dirti sinceramente che mi viene da piangere? E’ da febbraio che non si fa altro e con la pediatra non ho un rapporto idilliaco. Va beh scusa lo scazzo, fatti un paritivo anche per me! PER FAVOREEEEEEEEEE!
mi dispiace e ti capisco. noi abbiamo chiuso con l’ultimo virus intestinale praticamente due giorni fa e Pit è partito con tosse e raffreddore. Posso solo dirti di resistere che col bel tempo le cose dovrebbero migliorare. Di sicuro migliora l’umore.
Goditi ogni momento, dalla fase di decompressione al momento di mancanza, dall’euforia da adoscelescente fino all’emozione di quando l’ho riabbraccerai…e lui sarà un ometto fiero di questa sua avventura da solo coi nonni!
ci credi? sono più stanca del solito. non me ne capacito
Goditela alla grande!
la mia partirà coi nonni a luglio e per tutto il mese….ce la farò? ma soprattutto ce la farà??? e lo spero bene perche sarà a 900 km di distanza e non sarà neanche tanto facile andare a riprendersela……ma assoporo già l’idea della libertà….ho tante cose in mente che vorrei fare eppoi chissà magari non ne farò neanche una e mi spalmerò sul divano pure io 🙂
Ti dico che i primi due giorni sono stati adrenalinici ma ora un po’ mi inizia a mancare averlo “tra i piedi”
Sei molto più rock di me… La verità è che Marti l’altra sera è rimasto una notte con i nonni al mare. Prima volta. Io piena di malinconia appena salita in macchina… Ma andava fatto!
Sarà che io l’aria di libertà non l’ho respirata, tra Pietro e il ritorno del grandone con meno di ventiquattro ore d’assenza.
Però quando non c’è mi manca proprio. E mi sento una vera mamma-ventosa, devo cambiare!
Ma no, ci sta. E ci sta pure che ti faccia violenza. E comunque, te lo dico, al terzo giorno sembra che tu sia stata sempre una non mamma. Quindi meglio non provarci 😉
Ciao…io ho una situazione un po’simile anche se per mie esigenze personali ha lasciato il figlio di tre anni per quindici giorni.
Per lavoro sono ad Atene è così ho organizzato la vita di mio figlio nel dettaglio dei prossimi giorni: mare con nonni, cuginette, zii…
L entusiasmo della partenza era misto alla preoccupazione del figlio, ho anche pianto prima di partire (ed anche tanto) mi sento un incosciente, una viziata, una cattiva madre… questa sensazione ce l ho ancora adesso al secondo giorno di permanenza in un paese che dista due ore di aereo!
Ora la mia tristezza è avvolta da sensi di colpa, al telefono mio figlio mi ha fatto tanta tenerezza e invece di darmi forza mi ha avvilito molto di più.
Il mio compagno non mi ha mai negato nulla, non mi ha spinto a fare una scelta, ha solo capito e neanche giudicato:sa che so una madre a tempo pieno , che si spezza tra lavoro e famiglia… ed ad oggi da ottimo padre mi invia filmati di Jacopo che mi saluta! Questi sono più strazianti che mai…
Scusa lo sfogo… volevo agganciarmi ai tuoi stati d animo!
Silvia
Mannaggia. Però, scusa, sei là per lavoro. Tuo figlio si diverte e quindici giorni non sono dieci anni. Lui sta bene, ne sono sicura. Quindi, sta su, che poi 15 giorni volano