Ho la casa che inizia ad essere inscatolata. Finalmente la questione trasloco sta prendendo forma, con tutti le (piccole) tragedie del caso. Il tempo, la fatica, il fatto che io abbia ho lo scolapasta di qua ma l’accappatoio e il bagnoschiuma di là.
Sto svuotando casa e sono partita dai libri che erano la cosa più semplice da togliere. Durante il weekend penserò a pentole e bicchieri e, nel giro di una settimana, dovremmo farcela e chiuderemo questo capitolo che si è aperto circa un anno fa.
Però più la casa si svuota e più mi rendo conto che non sarà facile dirgli arrivederci.
È una casa piccina, due stanze più il bagno, che piano piano è stata sommersa dai giochi di Pit. Il tavolo dove mangiamo è anche il tavolo da lavoro, e la cosa più frequente è quella di mettere un piede (scalzo) sopra un pezzo delle costruzioni di quello piccolo. Ho smesso di cucinare il pollo al curry e quando invito gli amici a cena devo farlo seguendo dei precisi turni settimanali. Alcuni non li ho proprio mai invitati nell’attesa di avere più spazio per farlo.
Però quella casa piccina è stata la casa in cui sono entrata la prima volta dopo che mi era stato detto: “Troverai un po’ di casino, è il mio laboratorio“.*
La casa in cui ho cucinato la prima (e ultima) volta per lui. La casa dove tornavano, di notte, ubriachi e felici e ci alzavamo dal letto il giorno dopo che era già pomeriggio. La casa delle cene per due, in cui ci mettevamo tutto l’amore possibile, quando le nostre vite stavano cambiando. La casa in cui abbiamo deciso che le nostre vite stavano cambiando ed era giusto così. La casa di quel divano un po’ folle comprato insieme, dove ci siamo visti tutte le stagioni di Dexter in un inverno solo. La casa dove abbiamo fatto il primo albero di Natale, dove ero così felice di stare perché era casa sua. La casa dove passavo il weekend, dove ci siamo preparati per la prima volta insieme per arrivare insieme ad una cena. Dove abbiamo chiuso quella valigia prima di partire per il nostro primo viaggio.
La casa dove sapevamo essere un po’ cazzoni, molto spensierati. Dove eravamo noi e i nostri sogni. E il bicchiere di vodka in mano. E lo so che il meglio deve ancora venire, ma mi mancherà.
*”Troverai un po’ di casino, è il mio laboratorio” is the new “Sali a vedere la mia collezione di farfalle“.
6 Commenti
Bellissimo racconto… 😉
più che altro ho omesso che andrò a vivere sotto ai suoceri. Come ti suona adesso?
Anche io vivo sotto i suoceri… che dire? mica facile! paletti, paletti, devi mettere paletti!!!
E comunque… il meglio deve sempre venire!
in bocca al lupo
Crepiiiiiiiii
guarda ti capisco benissimo..io stavo in due stanzette che erano state la mia conquista dopo un periodo estremamente faticoso e la fuga da un’altra casa, piccole piccole ma mie e fatte da me, con tutti i difetti del caso (le pareti dipinte da me, il palo per la tenda della doccia da me, che cadeva ogni tre per due..ma erano i miei errori e solo miei e per me era bellissima). e sentire dire mio fretello piccolo “dove abitavi prima era tutto grigio ora invece è tutto a colori” mi fece capire che ce l’avevo fatta e ce la potevo fare. poi arrivò il coinquilino, piano piano, una cena, poi un pomeriggio sul divano, poi una notte…poi volle un po’ di posto nell’armadio e io gli presi una scatola con le ruote da tenere sotto il letto. quando i miei si sono trasferiti ed io avevo la pancia in espansione, abbiamo avuto la possibilità di trasferirci in una casa che fosse nostra (quella peraltro dove io sono cresciuta), grande, grandissima, più del doppio di quella dove abitavamo prima ed abbiamo anche potuto arredarla un po’ (non tutta ancora) come piaceva a noi…ma niente, sono passati quasi tre anni, ma se penso a “casa mia” penso a quella di prima..anche se tanta della felicità che provo adesso è venuta nella casa nuova (una bambina, un cane, una fede al dito, un’altra pancia in espansione, un tavolone dove fare le cene con gli amici e tanto altro).
in bocca al lupo per il trasloco e, non ti illudere, i giochi di pit invaderanno anche la casa nuova..
Crepi, io però te lo dico, se penso a casa mia penso alla mia casetta universitaria in centro. Ah (sospiro) ah